18 aprile 2024
Aggiornato 16:00

«Elsag-Datamat e Selex Comms: Un’eventuale operazione di integrazione, se fatta oggi, è sbagliata»

Lo dichiara Walter Fabiocchi Segretario Camera del Lavoro di Genono

Un’eventuale operazione di integrazione tra Elsag-Datamat e Selex Comms, fatta oggi, sarebbe sbagliata. Lo sarebbe soprattutto perché entrambe le società vivono una sofferta fase di ripresa, non ancora esaurita, che necessita di tempo per consolidarsi sui mercati.
Nel mese di marzo 2007 Selex Comms illustrò un piano industriale in cui veniva specificato che il periodo 2007-2008 avrebbe presentato forti criticità sui carichi di lavoro; da ciò derivava la necessità di ridefinire ed attuare un corretto dimensionamento strutturale dell’azienda attraverso un intervento sugli organici, una ridefinizione delle missioni dei vari siti produttivi, una loro razionalizzazione, il contenimento delle spese generali, la riqualificazione del personale.

L’azienda soffre il calo di commesse nel mercato militare e l’evoluzione delle tecnologie (sempre più orientate verso la sistemistica); per questo l’obiettivo del piano biennale presentato al sindacato prevedeva: il cambio mix dei segmenti di mercato di riferimento dell’azienda, domestico e militare, ed un nuovo orientamento su prodotti e soluzioni di valore aggiunto. Tutto ciò perché ci fu comunicato che il 2008 si sarebbe chiuso con un Ebit negativo - come il 2007 e il 2006 - e solo a partire dal 2009 l’azienda avrebbe avuto un Ebit positivo.

Gli interventi fatti e la loro efficacia si conosceranno quindi a fine 2009: perché si cambiano i dirigenti adesso?

In questa fase i mercati internazionali vivono particolari criticità; per questi motivi sarebbe opportuno evitare operazioni che non siano frutto di scelte industriali.

Elsag, si trova oggi in presenza di un piano di rilancio non ancora ultimato. L’integrazione con Datamat, il riposizionamento sui mercati, attraverso i nuovi prodotti legati alla sicurezza, l’automazione, la logistica, la difesa e lo spazio, sono interventi che richiedono tempo soprattutto per verificarne l’effettiva efficacia.
Il settore richiede un’analisi attenta delle attuali presenze: il comparto ha oggi quasi 19.500 dipendenti, oltre un terzo non in Italia; per queste ragioni questi temi devono essere affrontati con un piano industriale del settore che abbia confini diversi da quelli che ad oggi abbiamo usato e sia soprattutto un piano di rilancio dettagliato nei siti, nei prodotti, negli investimenti e nei tempi di realizzo.

Walter Fabiocchi Segretario Camera del Lavoro di Genova