19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Sciopero generale

Venerdì 12 dicembre 2008: sciopero generale 3 cortei a Genova

Si è svolta questa mattina presso la Camera del Lavoro di Genova la conferenza stampa sullo sciopero generale del 12 dicembre 2008. Durante l’incontro sono state comunicate le modalità dell’astensione al lavoro

Si è svolta questa mattina presso la Camera del Lavoro di Genova la conferenza stampa sullo sciopero generale del 12 dicembre 2008.
Durante l’incontro sono state comunicate le modalità dell’astensione al lavoro: a Genova, autobus, metro, funicolari e ascensori si fermeranno dalle 9.30 alle 13.30. I treni si fermeranno nel pomeriggio dalle 14 alle 18. I lavoratori dei porti, agenzie marittime, autostrade, Anas, sciopereranno per otto ore. L’intero turno riguarderà anche i lavoratori dei settori della ristorazione collettiva, della distribuzione del farmaco, delle farmacie private e speciali, delle imprese di pulizia, così come il settore del credito, la scuola e l’università.

Intera giornata anche per il settore pubblico e della sanità, delle poste e del settore edilizio.
Quattro ore di sciopero invece per le poste e per tutti gli altri settori.
I lavoratori del gruppo RAI sciopereranno l’11 dicembre 2008 per l’intero turno di lavoro.
I cortei e i presidi. Intorno alle ore 9,00 del 12 dicembre, si formeranno tre concentramenti: uno in p.zza Massena a Genova Corngliano per le fabbriche del Ponente, uno in P.zza Montano a Sampierdarena per i lavoratori di Ponente e Valpolcevera e uno in p.zza Verdi a Brignole per il levante, la val Bisagno e il centro. I manifestanti raggiungeranno in corteo p.zza Caricamento dove, a fine mattinata, è previsto il comizio conclusivo dove sono previsti gli interventi di Walter Fabiocchi Segretario Generale della Camera del Lavoro e Nicoletta Rocchi Segretaria Nazionale CGIL.
Le ragioni dello sciopero sono legate alle politiche del Governo e alla crisi economica e finanziaria che sta colpendo il nostro Paese.
A questo proposito Antonio Perziano Segretario Resp.le di Organizzazione Cgil Genova ha illustrato i dati inerenti il mercato del lavoro, le richieste di cassa integrazione attive e i dati sulle assunzioni (quest’ultimo dato comprende tutte le tipologie contrattuali e anche coloro i quali hanno avuto accesso a più rapporti di lavoro, cosiddette forme «atipiche») . «Lo scenario è quello più volte denunciato dalla Cgil. Il totale delle assunzioni nel 2008 è di 144.858 unità contro il totale del 2007 di 150.299. A prima vista la flessione del dato non è rilevantissima e può essere giustificata dalla crisi che investe l’economia reale; in realtà questi dati vanno letti con attenzione per due motivi: il primo è che le proroghe, ossia i contratti rinnovati, nel 2007 sono stati 99.992, mentre nel 2008 appena 25.246. Il secondo aspetto consiste nelle tipologie contrattuali prevalenti. Il lavoro in somministrazione è letteralmente lievitato: nel 2007 sono state rilevate 13.066 posizioni, nel 2008 ben 16.564. Altro dato allarmante è quello relativo ai contratti a tempo determinato: passano da 71.468 nel 2007 a 28.944 nel 2008. Il lavoro a tempo indeterminato passa da 35.130 unità nel 2007 a 28.944 unità nel 2008. Si può quindi sostenere che il lavoro nelle sue forme maggiormente tutelate, lascia il posto alle nuove forme di lavoro introdotte dal legislatore: sicuramente più flessibili, precarie e con meno garanzie e tutele per i lavoratori».
Sul fronte della cassa integrazione non va meglio. La nostra città non è ancora investita pienamente dalla crisi i cui effetti maggiori si rileveranno maggiormente nel 2009. nonostante questo sono oltre 2 mila i lavoratori in cassa integrazione o in ferie «forzate» nella nostra città. Lo zoccolo duro è rappresentato dall’ILVA che, oltre alla ristrutturazione, è interessata dalla crisi internazionale sull’acciaio: su un organico di 2 mila dipendenti ne ha la metà in cassa. Ma anche il settore della gomma plastica e dell’edilizia risentono della crisi: nel primo comparto la CIG, la mobilità o le ferie «forzate» sono quasi 200, così come l’edilizia che raggiunge le 250 unità.

E Fabiocchi conclude con le motivazioni dello sciopero «I motivi dello sciopero sono diversi e sono legati al merito delle proposte che la Cgil propone per affrontare la crisi. Siamo di fronte ad una fase nuova alla quale si aggiunge la caduta dei consumi e l’impoverimento dei redditi da lavoro dipendente e da pensione. In questo quadro la Cgil propone una serie di interventi radicali quali l’estensione dei sistemi di protezione, non solo ad alcuni lavoratori, ma a tutti coloro che ne hanno diritto come i precari e a tutte quelle categorie e piccole imprese che ancora ne sono escluse; la cassa integrazione ha dei tetti molto bassi e per questo la Cgil ne chiede un adeguamento economico e temporale» e ancora «Occorre reperire risorse attraverso diverse vie come quello di stornare dalla detassazione degli straordinari - oggi più che mai assolutamente inutile - quelle risorse che possono essere utilizzate ammortizzatori sociali da estendere a fasce di reddito con tetti più alti degli attuali. L’altra questione è l’intervento sui redditi. Qui c’è bisogno di agire con uno strumento della politica anti ciclica ossia la ripresa dei consumi che va favorita, appunto, con l’adeguamento dei redditi da lavoro dipendente e da pensione, inserendo per i pensionati quella che viene definita la «quattordicesima». Questa cosa non può essere fatta con risorse marginali, non può essere affrontata con provvedimenti «spot» o una tantum; anche in questo caso la Cgil promuove due tipi di intervento: uno immediato sulle tredicesime, detassandole e portando nelle tasche dei lavoratori una cifra significativa, il secondo è un intervento più strutturale e cioè il recupero del fiscal drag, abbassare la tassazione sui redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati (così come, tra l’altro, avevamo scritto nella piattaforma unitaria con Cisl e Uil non più tardi di un anno fa), permettendo a queste fasce di popolazione di affrontare la crisi dei mesi a venire». Una manovra anticiclica deve comprendere anche investimenti infrastrutturali immediatamente cantierabili. A questa che a grandi linee può rappresentare la «ricetta» cha la Cgil propone al Governo e alle altre forze sociali, va aggiunta una protezione e una difesa dello stato sociale, tralasciando provvedimenti populisti e inutili come i bonus bebè o le social card. Infine credo sia doveroso sanare una brutta frattura sociale che si andrebbe a creare nei confronti dei lavoratori stranieri se non venisse sospesa la Bossi Fini; nel caso in cui un immigrato perdesse il proprio lavoro a causa della crisi economica e finanziaria mondiale, oltre al danno subirebbe anche la beffa di vedersi espulso dal nostro Paese».