Il caso del pane e del caffè vietati
Quando il primo decreto Bersani del 2006 divenne legge col n.248, l'art. 4 fu salutato da molti come un importante passo verso la liberalizzazione delle attività e degli esercizi commerciali
Quando il primo decreto Bersani del 2006 divenne legge col n.248, l'art. 4 fu salutato da molti come un importante passo verso la liberalizzazione delle attività e degli esercizi commerciali. Nella fattispecie si consentiva che il pane fosse «consumato direttamente nei locali commerciali nel rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie (e' escluso il servizio assistito di somministrazione)».
Nei giorni scorsi il ministero dello Sviluppo Economico, chiamato in causa, ha detto la sua in materia con la risposta n.30382 del 3 ottobre. Ha confermato ciò che dice la legge: i prodotti da forno si possono consumare nel luogo di produzione nelle condizioni in cui si trovano alla fine del ciclo produttivo, così come vengono venduti per asporto. Ma il caso di specie riguardava un panificio-torrefazione che somministrava tazzine di caffè in modo «non-assistito» (macchinette automatiche?): il ministero ha precisato che può essere venduto il caffè torrefatto e tostato, ma non si può andare oltre questo stato di manipolazione del prodotto.
Il ministero ha ovviamente ragione: l'art. 4 del primo decreto Bersani riguarda il pane e non il caffè e, quand'anche potesse anche riguardare il caffè perché si trattata di un panificio-torrefazione le cui norme potevano essere estese a tutte le produzioni della specifica azienda, il consumo della polvere di caffè senza che la stessa fosse trattata, risulta di difficile realizzazione oltre che di altrettanto difficile gusto.
Dov'e' la lezione di questa vicenda? Che le liberalizzazioni che abbiamo sono da Pulcinella: cioè sono e nel contempo non-sono. Nella fattispecie si afferma il diritto a consumare un prodotto (pane) nel luogo di produzione, ma poco interessa che questo diritto sia poi impraticabile: il pane, rigidamente senza alcuna forma di companatico, per nostra fortuna e' quasi mai consumato; il caffè, inoltre, non solo e' vietato consumarlo così come il 100% dei consumatori lo consuma, ma e' anche vietato consumarlo in chicchi o polvere... ma -pannicello caldo?- lo si può vendere per portarselo a casa. Il fatto che il panificio operasse legalmente anche come torrefazione non e' servito a far riflettere il nostro ministero sull'incongruenza delle leggi e delle norme che, anzi, e' bene che siano e non-siano.
Fintanto che il legislatore e chi ci governa non coglieranno il senso e l'importanza di certi processi economici per avvicinare le norme e le leggi ai cittadini, la strada del benessere e della prosperità resterà solo un discorso sui manifesti delle campagne elettorali.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc