«Una legge che punta a scuotere la burocrazia italiana»
Questo il titolo dell’articolo che oggi International Herald Tribune dedica all’approvazione in commissione Affari Costituzionali del Senato del disegno di legge delega voluto dal ministro Renato Brunetta
«Una legge che punta a scuotere la burocrazia italiana». Questo il titolo dell’articolo che oggi International Herald Tribune dedica all’approvazione in commissione Affari Costituzionali del Senato del disegno di legge delega voluto dal ministro Renato Brunetta. «Nonostante un’aspra divisione tra Governo e opposizione - si legge - si è registrata una determinazione unitaria nel voler cambiare la sclerotica burocrazia italiana e renderla degna del 21 secolo . Il ministro Brunetta ha ottenuto un supporto inusuale bipartisan per la sua legge che promuove i principi di trasparenza
e la meritocrazia nel settore pubblico. Come è stato annunciato la scorsa settimana, si tratta di una «riforma epocale». Il supporto bipartisan straordinario a questa legge - che prevede un giro di vite sui fannulloni, una ristrutturazione su larga scala e un monitoraggio esteso delle uscite - è una tacita consapevolezza che la macchina burocratica italiana è alla radice delle inefficienze sommerse che scoraggiano la produttività e agiscono come un ulteriore freno a un’economia impigrita. Brunetta ha addirittura sostenuto che il dieci per cento dell’aumento nell’efficienza dell’amministrazione pubblica potrebbe portare a un aumento del 2 per cento del Pil».
La versione internazionale del New York Times osserva che «Brunetta non è il primo ministro che affronta le inefficienze croniche della pubblica amministrazione ma tutti i tentativi precedenti sono stati bloccati sotto la pressione dei sindacati, i quali detengono il loro principale potere nel settore pubblico, e anche degli interessi che hanno usato il settore pubblico come valvola sociale per fronteggiare la disoccupazione. In una situazione di malessere generale che in questo momento l’Italia sta vivendo, Brunetta sembra che abbia fatto leva sulla frustrazione largamente diffusa per ottenere - almeno per il momento - una rara unanimità e riuscire a ottenere qualcosa. La campagna è iniziata a giugno con una serie di misure volte a ridurre l’assenteismo che sono state considerate un successo». E ancora: «Secondo il ministro i costi del settore pubblico in Italia ammontano a circa 300 miliardi di euro, di cui due terzi vengono spesi per gli stipendi. Egli prevede che le sue riforme potrebbero portare a un risparmio di circa 40 miliardi di euro nei prossimi 3-5 anni, da destinare ai lavoratori più meritevoli».
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