24 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Precariato e pubblico impiego

«Brunetta nega ma a giugno via 60mila precari»

Gentile (CGIL): «Si nega quanto stabilito dalla legge su stabilizzazione lavoratori»

«Il ministro Brunetta nega il licenziamento di 60mila, definendo la nostra ‘cattiva e fuorviante informazione’, ma il ddl 1167, ora in discussione in Senato, è chiaro: le amministrazioni pubbliche dal prossimo 30 giugno dovranno fare a meno di 60mila lavoratori precari». Così il responsabile dei dipartimento dei Settori pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile, replica alla dichiarazione di ieri del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta.

«Il ministro, infatti, - precisa il sindacalista - ci deve spiegare come sarà possibile, entro il 30 giugno prossimo, con il blocco delle assunzioni nelle amministrazioni centrali, con il vincolo generalizzato posto per le Università, con le norme sul patto di stabilità per gli Enti Locali e con le analoghe norme sulla sanità, procedere a ‘bandire concorsi pubblici per titoli ed esami, finalizzati a valorizzare l’esperienza maturata’». La stessa deroga al taglio degli organici degli enti di ricerca, aggiunge Gentile, «unitamente alla previsione di assunzioni in relazione al turn over, permette, ma solo per alcuni enti, l’avvio dei processi di stabilizzazione». Provvedimenti che comunque, «in forza della legge, dovranno esaurirsi entro il 30 giungo del 2009».

Ma il ministro Brunetta, «non contento di aver abrogato l’unica possibilità di coniugare i diritti dei lavoratori precari con i vincoli di finanza pubblica, così come da leggi Finanziarie del 2007 e del 2008, si prepara ad un’opera di ‘gentile concessione’ agli enti pubblici che dovranno spiegargli il perché della necessità di assumere e ottenere, di conseguenza, dal ministro la relativa possibilità».

Per Gentile, «a parte il profilo istituzionale di tale norma, che riguarda anche amministrazioni quali le Regioni e gli enti locali che hanno una loro autonomia organizzativa garantita dalla Costituzione, continua ad essere negato in radice quanto definito dalla legislazione precedente per coloro che erano in possesso dei requisiti previsti dalla legge, anche perché ‘la proroga in attesa della conclusione delle procedure di stabilizzazione’ è un istituto rimasto in vigore finanche dopo la manovra economica di questa estate». «Assicuriamo il ministro - conclude - che, qualora la norma dovesse malauguratamente permanere, non esiteremmo a far valere i diritti dei lavoratori in tutte le sedi, come d’altra parte sta già avvenendo».