Cgil: «Basta stragi, applicare integralmente norme»
Nel 2007, ricorda la Cgil, gli infortuni mortali erano scesi del 10%, con la riduzione più significativa a partire da agosto, cioè da quando è entrata in vigore la legge 123
All'indomani di un nuovo venerdì nero per gli incidenti sul lavoro e mentre anche oggi arrivano tragiche notizie di nuove morti la Cgil lancia ancora una volta l'allarme per questa ininterrotta strage di lavoratori e annuncia l’intenzione di promuovere una giornata di mobilitazione nazionale con una grande assemblea da tenersi a Roma per dire basta alle morti di lavoro, per esigere la piena tutela psicofisica, per la piena applicazione del testo unico, per indurre i datori di lavoro ad assumere fin in fondo le proprie responsabilità, per lavorare e vivere con dignità.
Nel 2007, ricorda la Cgil, «gli infortuni mortali erano scesi del 10%, con la riduzione più significativa a partire da agosto, cioè da quando è entrata in vigore la legge 123 che, con la delega al governo sul testo unico, rendeva immediatamente operative norme che rafforzavano i poteri dei rappresentanti dei lavoratori e rendevano più stringenti le norme sugli appalti e sulla vigilanza».
«Ora il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi - continua la Cgil - anziché lavorare per la piena applicazione di quella norma, lavora perchè le parti sociali predispongano un avviso comune per modificarla, riducendo norme e sanzioni, allentando fra l'altro le norme sugli appalti ed espandendo la possibilità di utilizzo di lavoro precario e degli straordinari, rinviando l'applicazione di alcune significative parti del testo unico».
La Cgil ricorda le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Non demordere nell'allarme sulla gravità sociale di queste continue tragedie, applicare e migliorare le norme legislative», sottolinea di condividerne «totalmente il monito» e «insiste sulla necessità di garantire il controllo della sicurezza sui luoghi di lavoro. Il governo, dunque, deve applicare senza deroghe ed annacquamenti la normativa, invece di addebitare all'attenzione e ai comportamenti degli stessi lavoratori la responsabilità degli incidenti, come troppo spesso sta capitando».
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