Fuori strada
La crisi finanziaria non è una discoteca in cui si possono raccontare barzellette. Ogni parola sbagliata condiziona i mercati e aumenta la confusione
«Nel giorno in cui il capo dello Stato invita saggiamente a non diffondere allarmismi è assolutamente inconcepibile che il presidente del Consiglio (alle ore 15,39) annunci che «si parla di una nuova Bretton Woods per scrivere nuove regole e di sospendere i mercati per il tempo necessario per scrivere queste regole». Ed è altrettanto assolutamente inconcepibile la consueta successiva smentita delle 16,49 con l’incredibile «Questa ipotesi non è stata ventilata da nessun leader e tantomeno da me».
La situazione è drammatica e richiede competenza e responsabilità mentre al governo italiano è toccata l’onta di vedersi arrivare una smentita (la seconda in pochi giorni) dal portavoce di Bush. La crisi finanziaria non è una discoteca in cui si possono raccontare barzellette. Ogni parola sbagliata condiziona i mercati e aumenta la confusione.
Non spetta poi al presidente del Consiglio dire quali azioni acquistare e quali no, specie se i titoli indicati sono di società per la maggioranza private.
Il Partito Democratico conferma la sua responsabile posizione volta a limitare i rischi racchiusi in questa delicata fase. Ci si attende in queste ore, da parte di tutti, l’equilibrio e la sobrietà necessari».
Le parole di Veltroni arrivano nel venerdì nero della Borsa, il 10 ottobre 2008. Non servono a nulla gli interventi dei governi nazionali e delle banche centrali se in una sola seduta i listini europei hanno bruciato 456 miliardi di euro. Una stima incompleta, basata sul Dj Stoxx 600, l’indice che raccoglie i titoli più capitalizzati nell'Eurozona: l'indice soltanto ieri ha perso il 7,6%, e oggi Milano ha perso il 6,54%.
Mentre il calo di Wall Street, arrivato all’8% ha impedito alle Borse europee di mettere a segno il rimbalzo tanto atteso. E in Oriente è lo stesso: è crollata del 9,60% bruciando l'equivalente di quasi 200 miliardi di euro, Hong Kong ha bruciato 100 miliardi. Sedute sospese anche in Brasile e Russia.
Da lunedì la borsa italiana ha perso il 21% del suo valore e in Europa sono stati bruciati 1.330 miliardi di euro di capitalizzazione, l’equivalente del PIL annuale dell’Italia.
Sono stati solo quattro i titoli positivi tra i quaranta dell'S&P's/Mib: Italcementi (+2,18%), Bulgari (+1,63%), Geox (+1,02%) e Atlantia (+1,41%) mentre Mediaset dopo essere cresciuta del 6% a fine giornata ha perso circa il 2%.
E Michele Ventura ministro dell’Attuazione del Programma del governo ombra spiega: «Oggi scopriamo un’altra ragione per cui per Berlusconi era necessaria l’approvazione del lodo Alfano. Il presidente del consiglio deve essere al riparo anche da un’accusa, a quanto emerge oggi, dopo l’intervento sul mercato azionario, assolutamente plausibile, di turbativa di mercato».
Lehman Brothers, oltre 3 miliardi persi dai risparmiatori e dal Tesoro.
È il Pd con un’interpellanza promossa dall’on. Boccia, a far emergere che i risparmiatori e gli operatori italiani sono coinvolti per 1,8 miliardi di euro nel fallimento Lehman Brothers mentre il Tesoro negli Swap condotti con Lehman Brothers perde 1,3 miliardi.
E Pier Luigi Bersani, ministro dell’ Economia del governo ombra del Pd si prepara all’interrogatorio di Tremonti su almeno tre fronti: «Quante altre operazioni finanziarie creative il Tesoro ha condotto con Banche d’affari oggi a rischio?
Come si intende accertare il grado di esposizione al rischio degli strumenti derivati riferiti agli enti locali secondo gli schemi indicati dal Tesoro nel regolamento del 2002?
Come si risponderà ai risparmiatori ai quali sono state vendute obbligazioni Lehman per 1,35 miliardi di euro ricorrendo al fondo allestito per le frodi finanziarie? Ribadiamo che solo nella trasparenza sarà possibile affrontare razionalmente la situazione. Se si potesse discuterne, forse più teste ragionerebbero meglio di una sola».
E lo stesso Boccia parla del «pacco Lehman Brothers che pesa all'Italia 4,3 miliardi: molto più dei crac Cirio e Parmalat messi insieme. I timori che avevamo sulle ricadute del fallimento Lehman e sulle operazioni di finanza creativa dell'ultimo decennio erano fondati. Oggi, con grave ritardo, il tesoro ha fornito dati che confermano che le perdite dei risparmiatori italiani nei confronti di Lehman ammontano ad 1 miliardo 350 milioni ai quali si aggiungono altre perdite per 450 milioni di euro derivanti dai titoli in gestione patrimoniale e quelli nel portafoglio dei fondi comuni. In totale le perdite per i risparmiatori italiani ammontano ad un miliardo e 800 milioni: una cifra enorme di cui non si capisce ancora chi ne farà le spese né se il decreto 'salva banche' permetterà ai risparmiatori di non veder intaccati i propri risparmi». Non solo perché al miliardo e 800 milioni che ricade direttamente sulle tasche dei risparmiatori si deve aggiungere il valore delle polizze index-linked per una esposizione pari a 1 miliardo 270 milioni e il miliardo 250 milioni derivante dalle operazioni dello stesso tesoro (mark to market negativo). La perdita totale è quindi di 4,3 miliardi e deriva esclusivamente dal fallimento della Lehman Brothers.
E le incognite non finiscono qui: non si sa quali altre banche controparti del tesoro si trovano in situazioni a rischio né quanta parte del debito pubblico nazionale e degli enti locali è trattato con prodotti derivati nelle mani di banche pericolanti.
«Come si comprende, il momento è molto delicato. Noi siamo disposti ad assumerci le nostre responsabilità per il bene del Paese ma dal governo non vogliamo facili rassicurazioni ma pretendiamo chiarezza, trasparenza e verità sui conti».
Chi paga? Le famiglie
«A pagare il prezzo delle ricadute di questa crisi di sono soprattutto i lavoratori e gli imprenditori. I primi perché vedono colpiti i loro risparmi e i loro redditi, i secondi perché con la crisi di liquidità rischiano una caduta di competitività nei mercati internazionali».
Infatti il provvedimento del governo lascia scoperti due punti fondamentali che sono il sostegno dei risparmi e trasparenza sui conti pubblici.
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