3 ottobre 2025
Aggiornato 08:00
Federdistribuzione sulla crisi del Parmigiano reggiano

Parmigiano Reggiano: non è la GDO la responsabile della crisi del settore

Il Parmigiano Reggiano non è acquistato dalla GDO attraverso le sue Centrali d’acquisto, se non in minima parte, cioè tra il 10 e il 20% del totale

La Grande Distribuzione Organizzata non può essere ritenuta responsabile dei problemi che affliggono il mondo della produzione del Parmigiano Reggiano. Né può essere denunciato uno squilibrio nei rapporti di forza tra produzione e distribuzione: infatti il Parmigiano Reggiano non è acquistato dalla GDO attraverso le sue Centrali d’acquisto, se non in minima parte, cioè tra il 10 e il 20% del totale.

Per la stragrande maggioranza delle quantità, quindi ben oltre l’80%, la negoziazione avviene direttamente tra imprese di stagionatura/grossisti e le singole aziende distributive (numerose e diffuse su tutto il territorio), secondo le normali regole di mercato, per le quali ciascuna insegna commerciale cerca quantità e qualità del prodotto coerenti con i bisogni della propria clientela.

Il Parmigiano Reggiano è un prodotto di qualità e che valorizza la capacità produttiva del nostro Paese. Per questo è apprezzato dai consumatori e ricercato in ogni punto vendita della grande, media e piccola distribuzione, anche in un momento nel quale le difficoltà economiche delle famiglie impongono, per questo come per tanti altri prodotti, scelte d’acquisto spesso guidate dalla variabile prezzo.

La GDO condivide che il Parmigiano Reggiano rappresenta un valore per la produzione agroalimentare italiana ed è disponibile, se ritenuto necessario, ad un confronto sulla filiera. Resta però il dovere che le aziende della GDO hanno nei confronti delle famiglie italiane di poter offrire i prodotti migliori ai prezzi più competitivi possibili, nell’ambito di un vero confronto concorrenziale, sia lungo la filiera che tra gli operatori stessi della GDO. Certamente non sono auspicabili interventi istituzionali che vadano a incidere sulla libertà negoziale tra le parti e le regole della concorrenza sul mercato, come la definizione di prezzi minimi. L’unico risultato che si otterrebbe sarebbe quello di far crollare la domanda, con immaginabili ripercussioni sull’intero settore produttivo.