30 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Il testo del documento conclusivo del direttivo Cgil

Manovra: Cgil, il 27 settembre via a mobilitazione

Per chiedere al Governo un cambiamento di indirizzo della politica economica, sociale e fiscale

Il comitato direttivo nazionale della Cgil ha approvato all’unanimità il dispositivo che dà il via libera all’iniziativa di mobilitazione del 27 settembre per chiedere al governo un cambiamento di indirizzo della politica economica, sociale e fiscale. Di seguito il testo del documento conclusivo.

DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL DIRETTIVO CGIL 9 SETTEMBRE 2008

La CGIL nel mettere al centro la questione dell’occupazione, del sostegno e della crescita dei redditi netti da lavoro e da pensione e del lavoro sicuro e tutelato, difendendo il welfare, la scuola pubblica e il sapere come valore strategico per l’Italia, pone come priorità politica e sociale il lavoro, la sua sicurezza, la sua dignità, il suo valore, la sua tutela, puntando ad un cambiamento della politica economica e fiscale. Questo nel quadro di una battaglia culturale di libertà per la difesa dei valori fondanti della nostra Costituzione nata dalla lotta antifascista.

La manovra economico-finanziaria approvata lo scorso agosto si conferma sbagliata e inadeguata, in relazione al «forzato» iter parlamentare, nonché in rapporto ai nuovi dati sulla crescita e sull’inflazione emersi negli ultimi giorni.
Riguardo al primo punto, il «ricorso alla fiducia» in sede di approvazione del D.L. 112 rappresenta l’elemento più evidente di limitazione del ruolo delle istituzioni e, in particolare, del Parlamento, in un quadro in cui anche la concertazione viene azzerata svuotandola di ogni sostanza. In questo quadro è singolare l’assenza di autonomia ed il consenso che Confindustria ha espresso su provvedimenti del Governo che hanno anche cambiato unilateralmente accordi sottoscritti tra le parti sociali.
Diventa per noi essenziale rendere netto e chiaro che la politica economica e sociale di questo Governo va nettamente cambiata perché fa male all’Italia, penalizza lavoratori e pensionati ed è incapace di rilanciare il Mezzogiorno e lo sviluppo del Paese. Non dà nessuna risposta alla grave e pesante «emergenza salariale» che riguarda il lavoro dipendente e i pensionati, ai quali non solo non viene restituito il fiscal drag, che nel solo 2008 è pari a 362 euro per lavoratore, aumentando così le tasse sulle buste paga tra lo 0,2 e lo 0,5 per cento.
Per questo confermiamo le richieste avanzate con la piattaforma unitaria di novembre sul fisco (su cui unitariamente avevamo deciso lo sciopero nei confronti del governo precedente) con l’aumento delle detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione, che abbiamo quantificato e confermiamo come obiettivo concreto in un punto di Pil, (circa 14 miliardi) pari a 1.000 euro di aumento nei prossimi tre anni, di cui 500 già entro dicembre prossimo.
La risposta del Governo all’emergenza salariale attraverso il decreto che detassa lo straordinario è sbagliata e si rivolge ad una platea molto limitata di lavoratori. Inoltre, alla totalità dei pensionati non viene fornita alcuna risposta.
L’intera manovra, non sostenendo i redditi non sostiene i consumi, a differenza delle misure previste dagli altri principali paesi europei per affrontare la congiuntura economica negativa, quindi, assume carattere depressivo, senza affrontare la crisi già oggi presente e che rischia di aggravarsi nei prossimi mesi come dimostrano i dati relativi alla cassa integrazione e alle conseguenze sull’occupazione che aggravano ulteriormente la condizione già difficile, dei redditi da lavoro. Inoltre, al di là degli slogan, la manovra è incapace di un’azione vera ed efficace nei confronti «dell’economia degli sprechi».

Per tutto questo sulla base delle decisioni già assunte dal Direttivo precedente, la manovra risulta sbagliata e inaccettabile ed è necessario mobilitarsi per un cambiamento radicale della stessa in quanto:

Non sostiene la crescita e riduce il potere d’acquisto di salari e pensioni netti, riducendo così la domanda interna e la crescita del PIL ben al di sotto dei principali paesi europei.

· Taglia nel Pubblico Impiego le retribuzioni, l’occupazione e licenzia i precari con ricadute negative sullo stato sociale e inoltre ha lanciato una campagna che offende la dignità del lavoro pubblico. Invece di investire nuove risorse nella conoscenza e nella ricerca, strategiche per il rilancio del Paese, si tagliano 150.000 posti nella scuola ritornando a inaccettabili forme di autoritarismo; si reintroduce il Maestro Unico, attaccando il diritto dei bambini ad avere una formazione più ricca di opportunità; si prevedono licenziamenti per i precari; si riducono risorse per i servizi pubblici e Università.
· Allenta la lotta all’evasione e all’elusione fiscale e contributiva, riducendo le risorse e le prestazioni per sanità e sociale, compreso le risorse per la casa e per gli affitti, facendo crescere il disagio e l’emarginazione. Inoltre, i recenti provvedimenti e tagli sulla sicurezza, oltreché essere inefficaci, colpiscono in realtà, prevalentemente, i cittadini immigrati.
· Taglia diritti su mercato del lavoro, orario e contrattazione, a partire da quelli previsti nel Protocollo Welfare del 23 luglio 2007. Svuota le norme su salute e sicurezza. Allenta la lotta al lavoro nero e sommerso, deregolando al ruolo del contratto nazionale, a partire dagli orari, e provocando un forte aumento del lavoro precario. Contribuisce ad aggravare la già pesante divaricazione tra Mezzogiorno e il resto del Paese, penalizzandolo con tagli a infrastrutture e investimenti.

A questo insieme di provvedimenti deve essere aggiunto e collegato, come parte di un unico progetto, i collegati della Legge Finanziaria in cui sono già previste le nuove norme sui lavori usuranti e sul processo del lavoro e i provvedimenti previsti nel «Libro Verde» la cui fase di consultazione si conclude entro ottobre. Un documento che partendo dalle difficoltà del bilancio pubblico prospetta un ritrarsi dalla tutela pubblica universale, a vantaggio di soluzioni diversificate nel territorio gestite attraverso la bilateralità e prosegue nell’opera di de regolazione delle regole del lavoro.

Le misure previste devono essere modificate con la prossima Legge Finanziaria.
Per questo bisogna costruire una mobilitazione capace di realizzare un movimento forte e unitario, il più vasto e largo possibile, anche rilanciando una battaglia per l’unità del sindacato confederale con al centro la tutela dei salari e delle pensioni, oltreché in difesa dei risultati raggiunti con il Protocollo sul welfare siglato con il precedente governo e a sostegno delle proposte che, partendo dalla piattaforma sul fisco e dalla piattaforma unitaria sulle pensioni, obblighino il Governo ad un cambiamento vero.
In quest’ottica siamo altresì impegnati a rivendicare una legge su un federalismo fiscale equo e solidale, rispettosa del dettato costituzionale, che migliori l’efficienza della spesa pubblica senza ridurre la qualità delle prestazioni e non aumenti il carico fiscale sui cittadini.

Con questi obiettivi la Cgil promuove una prima giornata di mobilitazione per sabato 27 settembre 2008, con iniziative di massa da realizzare nelle piazze di tutte le città e i territori capaci di parlare al mondo del lavoro e dei pensionati, ma anche all’intero Paese.