28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Anticipazioni sui bilanci delle cantine del territorio reggiano

Il vino reggiano guarda al futuro, nonostante l’Ocm

Il dibattito sull’Ocm vino svolto dalla Cia reggiana ‘benedice’ il raggruppamento dei lambruschi con Riunite e Civ e sollecita qualcosa di simile per il Rossissimo

«Novità, ma anche contraddizioni di una riforma che sembra aver lasciato tutti amareg-giati, riconoscendo la complessità del mondo vitivinicolo, che implica talvolta interessi contrastanti fra le varie componenti del comparto; era lecito aspettarsi un maggiore slancio innovativo». E’ il giudizio della Cia sulla nuova Ocm vino, di cui l’organizzazione agricola reggiana ha discusso nella serata di ieri presso la cantina Albinea-Canali. con la partecipazione di Emilio Pedron (Amministratore Delegato Gruppo Italiano Vini), Roberta Rivi (Assessore provinciale all’Agricoltura), Giorgio Davoli e Ivan Bertolini (rispettivamente Responsabile economico e Presidente della Cia di Reggio Emilia, mentre il Vice presidente Lorenzo Catellani ha diretto il dibattito.

Nel corso della serata è emerso che in prospettiva, l’Ocm (Organizzazione comune di mercato) comporterà per i produttori reggiani tra alcuni anni, causa l’esaurirsi di alcuni fi-nanziamenti europei sui mosti e le pratiche viniche finora erogati alle cantine, una perdita diretta di circa 2-3 Euro per quintale/grado, che è un valore non trascurabile. Basta guar-dare alle cifre che costituiranno i riparti nei prossimi bilanci delle cantine sociali(relativi alla valorizzazione dei prodotti della vendemmia 2007), che il presidente Bertolini ha anticipato nelle sue conclusioni alla serata: 41-42 Euro (sempre riferiti al quintale/grado) potranno dare le Cantine Riunite, 35-36 le cantine dell’area della collina, mentre quelle della pianura in parte si attesteranno intorno a quota 31, ma con diverse situazioni anche sotto i 30. Questo significa che circa 1/3 dei produttori sarà ben remunerato, un altro terzo potrà registrare un pareggio o un piccolo guadagno, un terzo ed oltre sarà in perdita.

Questo mette in chiaro come il vitivinicolo reggiano non sia senza problemi, anche se sta mettendo in campo robuste operazioni per riuscire a competere: in primo luogo l’unificazione delle due grandi coop dell’area dei lambruschi, con la nascita di Cantine Riu-nite e Civ, che proprio ieri hanno iniziato la loro operatività come unica entità. Una forte sollecitazione è stata lanciata anche per una soluzione che porti verso un osservatorio ed un unico soggetto operativo per collocare il Rossissimo, vale a dire il prodotto da taglio derivato dall’uva Lancellotta, che per anni ha sostenuto il sistema reggiano delle cantine sociali, ma ora sta conoscendo un’oggettiva fase di declino.

Alcuni segnali incoraggianti sono tuttavia emersi dal dibattito, il fatto che non c’è tra i viticoltori una spinta forte a rincorrere i premi per l’estirpazione (uno degli aspetti più con-troversi della nuova Ocm), mentre tra i soci Cia è vivace la richiesta per usufruire dei con-tributi alla ristrutturazione ed al reimpianto, dopo che già negli anni scorsi –ha ricordato l’Assessore Rivi- sono stati finanziati circa 1400 Ha di nuovi impianti, che hanno portato a far crescere l’incidenza dei lambruschi sul totale dei vigneti presenti in provincia, così come ormai in misura ampia la raccolta, che inizierà in provincia dal 10 settembre, si fa con le macchine, utilizzate largamente anche in altre fasi della lavorazione.

Nel merito dei problemi posti dalla Ocm in particolare alla realtà vitivinicola reggiana, «in relazione alla progressiva diminuzione del finanziamento alla pratica dell’arricchimento con mosti –ha detto Davoli-, si rende necessaria una seria riflessione prospettica su come l’Italia dovrà affrontare questo tema nel prossimo futuro. Problema che a Reggio vede im-pegnati il movimento cooperativo e le cantine associate a trovare una soluzione commer-ciale idonea ad affrontare tale mercato dove esistono possibilità alternative all’attuale uso del «rossissimo».
Il programma nazionale applicativo delle nuove norme, vede la CIA impegnata affinché l’operatività del Piano sia immediata e non debba penalizzare le regioni più virtuose in termini di capacità d’azione, spesa e rendicontazione.

La previsioni della vendemmia 2008, seppur lo stato sanitario dei vigneti non è gene-ralmente buono, a causa di numerosi attacchi peronosporici dovuti ad un periodo di forti precipitazioni, lasciano intendere in generale un calo produttivo per la pianura con valori del 10-15%. Si tratta in ogni caso anche per il 2008 di un’ottima occasione per valorizzare le uve autoctone del territorio, varietà come ancellotta, lambrusco grasparossa, lambrusco salamino che per tradizione rappresentano la maggior parte della produzione vitivinicola di casa nostra.

L’intervento di Emilio Pedron era molto atteso, ma non ha lasciato spazio a grandi otti-mismi, l’AD del Giv ha detto a chiare lettere che la produzione mondiale è cresciuta più ve-locemente del mercato e che oggi c’è eccedenza anche di vino di qualità, parlando aper-tamente di crisi, che tocca anche realtà come l’Australia. Di qui ha sottolineato le esigenze di contenere i costi e fare tutto al meglio per affrontare una competizione sempre più se-lettiva sia sul fronte della qualità che dei prezzi (vini migliori a prezzi inferiori); uno scena-rio nel quale tra qualche anno si collocherà come soggetto di prima grandezza il gruppo costituito da Cantine Riunite e Civ con il Giv, raggruppamento cooperativo con i piedi in Italia, le mani (si spera) in tutto il mondo, la testa nella terra reggiana, a Campegine.