Val di Susa, assemblea no tav. Ferrero: «il PRC sarà con voi»
Val di Susa ribadisce, No alla Tav
«Sottoscrivere il documento della Conferenza dei sindaci significava fare un torto ai miei cittadini, compromettere il lavoro di tutti noi di tanti anni, e andare contro il mandato chiaro che ho ricevuto dagli elettori nel 2004: no alla Tav». Il primo applauso della serata è stato per lei: Loredana Bellone, sindaca di San Didero, tra i partecipanti alla conferenza dei sindaci della Comunità montana della Val di Susa, convocata venerdì mattina scorso al rifugio de La Riposa.
Le cronache l'hanno dipinto come l'incontro in cui gli amministratori locali della valle hanno sostanzialmente accettato, e sviluppato in sei priorità, i contenuti degli otto punti concordati da alcuni di loro con il Governo a fine luglio a Palazzo Chigi, con l'obiettivo di far attraversare comunque la valle da un treno ad alta velocità ma - dicono - più sostenibile.
I movimenti No Tav, quella stessa mattina, hanno scelto invece di tornare al ponte del Seghino: il luogo-simbolo dei primi scontri contro quel progetto.
Il segretario del Prc: «Il partito ci starà a suo modo: nella lotta di popolo, decidendo assieme»
Un progetto che era e rimane «l'ennesima spartizione tra le lobby del cemento e del tondino», ma per la valle è soprattutto «momento fondante di una collettività che nella lotta è rinata», ricorda dal palco Nicoletta Dosio, portavoce dei comitati dalla prima ora. Bellone ha strappato il consenso di circa un migliaio di valsusini, affollati in serata nel Centro polivalente di Bussoleno per l'incontro con i movimenti No Tav convocato da Rifondazione comunista, proprio perché alla fine del confronto quel documento l'ha rispedito al mittente.
Un gesto, il suo, che secondo Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione e ospite «di riguardo» della serata insieme al parlamentare europeo Vittorio Agnoletto, «consente di dire anche agli altri colleghi amministratori che è arrivato il momento di fermare la Tav una volta per tutte». Anche perché, ricorda Antonio Perini, altro noto referente dei 64 comitati nei 23 comuni della valle, «solo un terzo delle amministrazioni ha ratificato la proposta del governo, un'informazione che facciamo molta fatica a far passare sui media».
La maggior parte dei sindaci, secondo Ferrero, era in buona fede quando ha cercato di superare la fase del muro contro muro con le forze dell'ordine. C'è anche chi, come il primo cittadino di Bussoleno, Giuseppe Joannas, ha manifestato fin dall'inizio, e ci tiene a ricordarlo alla città, la propria indisponibilità «ad uscire dalla linea della netta contrarietà ai tunnel sulla quale si basava il mio programma elettorale, partecipando a tavoli di concertazione anche locali».
Oggi, per di più, le condizioni sono mutate, spiega con uno sguardo a Bruxelles Agnoletto: «Se i sindaci si illudono con la controproposta Fare, come spiegano nel documento de La Riposa, di utilizzare i soldi dell'Europa per trasferire le merci dalla gomma al ferro, di ripensare la mobilità locale e di rafforzare il nodo ferroviario di Torino, prendono un abbaglio. L'Europa sta per conferire all'Italia 630 milioni di euro, il 60% dei quali destinati ai lavori dei tunnel. E quando è stato presentato il progetto del nodo di Torino, la Commissione Ue lo ha respinto perché non di interesse internazionale».
«Che cosa chiediamo a Rifondazione? - ha replicato al segretario Giovanni Vighetti, tra i più attenti commentatori dei documenti ufficiali - La finanziaria 2007 valeva 31 miliardi di euro. Nello stesso anno il rosso coperto per il progetto dell'Alta Velocità a livello nazionale ammontava a 13,5 miliardi. Solo la tratta Torino-Milano è costata 70 milioni al chilometro. Ti chiediamo una posizione senza contraddizioni contro la nostra Tangentopoli».
Ferrero scalda la platea quando conferma che il lavoro che i sindaci hanno condotto per rendere più vischioso il percorso della Tav e bloccarlo di fatto, «Ha prodotto una situazione confusa che le istituzioni nazionali ed europee hanno utilizzato per far partire i finanziamenti. E' stato giusto provarci - ha ribadito il segretario del Prc - ma oggi è il tempo di fare chiarezza: la valle nel suo complesso è favorevole o contraria agli 8 punti fissati dal Governo Berlusconi? Li vuole questi 150 chilometri di buchi, da 50 chilometri ciascuno?».
Il movimento, suggerisce sommessamente, dovrà riorganizzarsi, contro-informare e contrastare le delibere che arriveranno a settembre per tradurre in atto la dichiarazione della Riposa nei consigli comunali, e per sventare scorciatoie meno visibili. «Il partito ci starà a suo modo: nella lotta di popolo, decidendo assieme».
Sarà l'occasione per praticare un'idea di Paese diverso: «ricostruendo legami sociali, facendo opposizione, sostenendo le vertenze, ma ricostruendo anche forme di mutualismo - conclude Ferrero - il partito deve porsi il problema di come le persone affrontano la vita quotidiana tra una manifestazione e l'altra, dai treni dei pendolari fino alla spesa». Per di più nel 2009 ci saranno le amministrative, e i No Tav aspettano le buone intenzioni al varco: «Dobbiamo dimostrare alla nostra gente che la sinistra serve a qualcosa - conferma il segretario - a costo di perdere qualche rappresentante».
(Liberazione, 31 Agosto 2008)