23 agosto 2025
Aggiornato 07:30
Azione di Governo

«Pacchetto fiscale»: più reddito alle famiglie e produttività al lavoro

Esenzioni Ici sulla prima casa, rinegoziazione dei mutui, detassazione degli straordinari sono i principali provvedimenti del testo che, approvato dal Consiglio dei Ministri del 21 maggio, ha ricevuto il via libera definitivo del Parlamento il 24 luglio.

Il Parlamento ha convertitio in legge il decreto n. 93 del 28 maggio riguardante le misure per salvaguardare per sostenere i redditi delle famiglie e la produttività delle imprese. La legge, n. 126 del 24 luglio, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 174 del 26 luglio 2008, è in vigore dal giorno successivo.

La legge conferma tutte le disposizioni del decreto legge n. 93 del 28 maggio, che riguardano:
- eliminazione dell'ICI sull'abitazione principale;
- detassazione delle prestazioni di lavoro straordinario, supplementare, e dei premi di produttività;
- imponibilità delle erogazioni liberali a favore di lavoratori dipendenti;
- rinegoziazione dei mutui per la prima casa.

Le uniche variazioni riguardano misure di dettaglio che lasciano immutato l'impianto normativo e che intendono in particolare tutelare il mutuatario nell'operazione di rinegoziazione del proprio mutuo.

Il decreto legge n. 93 del 28 maggio, approvato dal Consiglio dei Ministri di Napoli del 21 maggio, è entrato in vigore il 29 maggio. L'obiettivo del «Pacchetto fiscale» è quello di realizzare una sinergia tra consumatori e mondo della produzione che permetta di aumentare la domanda interna e sostenere la crescita economica dell’Italia.

Un esempio è proprio la completa abolizione dell’Ici, che consente di porre un primo rimedio alla perdita del potere d’acquisto delle famiglie. La possibilità di rinegoziare le rate dei mutui, invece, permetterà agli italiani di controllare una spesa che incide considerevolmente sullo stipendio. La detassazione degli straordinari, configurandosi come una riduzione delle imposte sulla retribuzione di lavoro dipendente, determina un abbassamento dell’imposizione fiscale per l’impresa e una maggiore possibilità di impiego per il lavoratore. Queste misure, dunque, mirano sia a tutelare le famiglie che le aziende: risollevando la domanda interna, che è sensibile alla perdita di potere d’acquisto delle famiglie, ma anche intervenendo sulla produzione, che può essere ostacolata da una pressione fiscale eccessiva.

Esenzione Ici sulla prima casa. Art. 1
Il primo comma dell’articolo 1 del decreto legge del 27 Maggio 2008 sancisce che l’Imposta comunale sugli immobili (Ici) non sarà più applicata alla prima casa, ossia all’immobile adibito ad abitazione principale. L’esclusione non riguarda invece quegli immobili adibiti ad abitazione principale ma compresi nella categoria catastale A1, A8 e A9, per le quali continua ad applicarsi la detrazione prevista dall'articolo 8, commi 2 e 3, del citato decreto n. 504 del 1992.

Minor gettito e compensazioni. Il minor gettito nelle casse dei Comuni, che deriva dall’abolizione dell’Ici sulla prima casa, verrà rimborsato secondo i criteri stabiliti in sede di Conferenza Stato-Città ed Autonomie Locali e che il Ministero dell’Interno provvederà ad attuare con un proprio decreto. Anche le Regioni a Statuto speciale e le Provincie Autonome otterranno il rimborso del mancato gettito, provvedendo successivamente all’attribuzione delle quote di rimborso ai Comuni nel rispetto degli statuti speciali e delle relative norme di attuazione. Inoltre, fino alla definizione dei contenuti del nuovo patto di stabilità interno, e fatta eccezione per il settore sanitario, l’articolo 1 sospende il potere delle Regioni e delle Autorità Locali di deliberare aumenti dei tributi, delle addizionali e delle aliquote ad essi attribuito con Leggi dello Stato.
Come per il precedente taglio dell’Ici dunque, anche il completo azzeramento dell’Imposta Comunale sugli Immobili, tassa locale che serve a finanziare le casse dei Comuni, non graverà sui bilanci di quest’ultimi. Dopo 16 anni scompare quindi l'Imposta comunale sugli immobili relativamente alla prima casa e alle sue pertinenze. Questa tassa locale, nata nel 1992 come imposta straordinaria, è divenuta successivamente un tributo permanente, trasformandosi nella cosiddetta «imposta comunale sugli immobili». Dal 16 giugno 2008, invece, a pagarla saranno solo i proprietari della seconda casa e chi possiede ville, castelli e un'abitazione «signorile».

Misura sperimentale per l’incremento della produttività del lavoro, Art. 2
Si avvia una fase sperimentale di detassazione degli straordinari dei lavoratori dipendenti che, fatta eccezione per la rinuncia scritta da parte del datore di lavoro, a beneficiare di tale esenzione, dal 1 luglio 2008 fino al 31 dicembre 2008, prevede che le remunerazioni aziendali erogate sottoforma di compenso per prestazioni di lavoro straordinario, per prestazioni di lavoro supplementare, o per quelle prestazioni di lavoro direttamente finalizzate a incrementi di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa legati all’andamento economico dell’azienda, sono tassati con una singola imposta pari al 10% del corrispettivo stesso e per un importo massimo di 3000 euro annui.

A chi si applica. La detassazione in questa fase sperimentale di 6 mesi si applicherà esclusivamente ai redditi da lavoro del settore privato e per i titolari di reddito da lavoro dipendente non superiore a 30 mila euro per l’anno 2007. Trenta giorni prima della scadenza della fase di sperimentazione, il Governo provvederà a valutare gli effetti di tale provvedimento e a decidere delle strategie future. Terminata la prima fase sarà sicuramente valutato se estendere il beneficio di sgravio fiscale anche ai dipendenti del settore pubblico.
Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha sottolineato come gli sgravi sugli straordinari e la produttività abbiano registrato «un larghissimo consenso delle parti sociali, con il percorso di sperimentazione previsto accompagneremo l'auspicata riforma del modello contrattuale che è in discussione tra i sindacati e gli imprenditori». Mentre il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, rispetto alla scelta di escludere dagli sgravi i pubblici dipendenti, ha spiegato: «Siamo convinti che il lavoro nel pubblico necessiti di una grande riforma. Stiamo predisponendo la riforma contrattuale e un vero piano industriale per la P.A.».

Rinegoziazione mutui per la prima casa, Art. 3
Uno specifico accordo tra il Ministero dell’Economia e delle Finanzie con l’Abi - Associazione bancaria italiana - ha definito una apposita convenzione che sarà stipulata entro il 28 giugno 2008 e che sarà aperta all’adesione delle Banche e degli altri Intermediari finanziari, grazie alla quale si potranno rinegoziare i mutui a tasso variabile stipulati per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione dell’abitazione principale anteriormente al 29 giugno 2008, data di entrata in vigore del decreto.
In base all'accordo, chi ne farà richiesta entro il 31 dicembre potrà rinegoziare il mutuo sulla prima casa alle condizioni concordate dalla convenzione, trasformandolo in un prestito a tasso fisso di pari durata e con rate più leggere, perchè calcolate sul tasso medio del 2006. Alla fine della durata originaria, se i tassi saranno saliti, si applicheranno delle modalità di rimborso del prestatore che allungheranno il periodo di rimborso del mutuo; se saranno scesi, invece, sarà il cittadino ad essere rimborsato.
L'accordo tra il ministero dell'Economia e le banche è stato salutato con soddisfazione dal ministro Giulio Tremonti. «Riconosciamo al sistema bancario italiano – ha detto il ministro nella conferenza stampa al termine del CdM – uno sforzo fatto per l'interesse nazionale». Il Ministro dell’Economia ha motivato l'approvazione della misura, insieme a quella dell’Ici, con l'intenzione del Governo di dare «un sollievo economico alle famiglie» e eliminare «un po’ di angoscia senza spese per le casse dello Stato». Nella discussione con le banche, ha concluso Tremonti, «Berlusconi ha esercitato la moral suation, il ministro dell'Economia ha esercitato la fiscal suation».

Copertura finanziaria
Per quanto riguarda le spese che verranno tagliate per coprire le misure varate dal Consiglio dei Ministri, il Ministro dell’Economia ha assicurato che queste non riguarderanno «le tasche dei cittadini, ma trasferimenti da Palazzo a Palazzo»; infatti le risorse finanziarie proverranno da riduzioni di spese già autorizzate da precedenti misure legislative. Il risparmio dell’operazione è di 1010,5 per il 2008, 842,3 per il 2009 e di 644,5 per il 2010, pari a un importo complessivo di 2 miliardi e 497,3 milioni di Euro. Inoltre il Ministro ha rilanciato l’idea che il Federalismo fiscale è la madre di tutte le riforme: grazie ad essa, ha spiegato, «la stabilizzazione dei nostri conti pubblici potrà venire in una logica di trasparenza e responsabilità».