6 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Cultura

Olimpiadi e letteratura

Venerdì lo scrittore Leonardo Colombati presenta il suo «1960» alla libreria «Giovannacci»

BIELLA - Venerdì 6 febbraio alle ore 18 verrà presentato alla libreria «Giovannacci» di via Italia a Biella il romanzo rivelazione della stagione: «1960» di Leonardo Colombati. Lo scrittore e giornalista de «Il sole 24 ore», «Radio 24» e «Vanity Fair» sarà intervistato dal giornalista Andrea Guasco. Insieme ricostruiranno un anno che, con la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024, è più che mai di attualità.

Il romanzo è denso, complesso, spesso inquietante: un labirinto nel quale si aggira il Minotauro, una metafora che percorre l’intero racconto e che suscita ancor oggi dubbi e perplessità sul nostro passato, sulle storie misteriose che hanno coinvolto la classe dirigente, e non solo, del nostro paese dal dopoguerra fino a giorni recenti e di cui, l’anno raccontato nel romanzo, il 1960, sembra essere snodo e crocevia. Nel mese di agosto giunsero a Roma migliaia di turisti per partecipare ai giochi della XVII Olimpiade; Colombati descrive minuziosamente la cerimonia inaugurale nello stadio Olimpico, compreso il discorso del ministro Andreotti, che sarà uno dei personaggi chiave dell’intero romanzo; incontriamo gli atleti che fecero di quell’Olimpiade un evento poi mitizzato, Livio Berruti con i suoi occhiali neri, Wilma Rudolph, nera lei stessa e piena di fascino, Cassius Clay ancora sconosciuto, Armin Hary, il tedesco vincitore del record dei 100 metri piani. Vengono descritte le grandi novità architettoniche dovute a Pier Luigi Nervi, palazzo e palazzetto dello sport, il viadotto di Corso Francia e soprattutto il Villaggio Olimpico, dove gli atleti vennero alloggiati mentre nella grande struttura ottagonale (ora un supermercato di catena) sorgeva il bar, luogo per la mensa e per il relax delle migliaia di giovani sportivi. Leonardo Colombati costruisce un romanzo intorno alla politica che in quei mesi del ’60 rischiò di riportare l’Italia indietro nel tempo: le conquiste democratiche del dopoguerra rischiarono di andare perdute per colpa di reduci del fascismo, vecchi arnesi nostalgici che insieme a presunti golpisti, provenienti dalle file di diverse armi, progettarono un patetico golpe che il Sifar, presieduto del generale dei carabinieri di ben nota memoria, De Lorenzo, riuscì a disinnescare. I servizi segreti contavano a quel tempo (e ora?) personaggi di ogni risma, tra cui, qui Colombati costruisce il suo miglior personaggio, il dottor De Tremendiis (nomen-omen), un torturatore filosofo degno di un romanzo horror ben confezionato. Ai personaggi di fantasia, il tenente colonnello Agostino Savio, il modesto Gianni Negri, la centralinista Anna, la bella cugina di Savio, Elena, il maggiore Meneguzzer, mestatore e organizzatore occulto del finto rapimento del Presidente della Repubblica, si affiancano moltissimi personaggi veri che costruiscono un affresco della società e della cultura romana negli anni che furono l’inizio del boom economico e culturale del nostro paese: scrittori che si incontrano a Piazza del Popolo da Rosati o all’osteria di Cesaretto a via della Croce: Pasolini e Moravia, Elsa De Giorgi e la Morante, La Capria e Flaiano, Calvino, Arbasino; poi attrici, la Magnani in nero, Franca Valeri, Adriana Asti, Laura Betti. Ci sono poi gli attori, Gassman odioso, i grandi registi, Federico Fellini insieme ad Anita Ekberg seguita dai paparazzi, in piena Dolce Vita; il regista già celebre che accetta di presiedere alle riprese del primo film che Pier Paolo Pasolini ha deciso di girare al Pigneto, «Accattone».

Roma in quell’anno è piena di Americani ospiti nei grandi alberghi cittadini: spioni della Cia, dirigenti sportivi, doppiogiochisti che appoggiano la Guerra Fredda, terrorizzati dai comunisti nostrani. E ancora scrittori, John Fante, a Roma per scrivere la sceneggiatura di un film napoletano di Dino De Laurentiis, invischiato suo malgrado in un episodio di spionaggio, e Saul Bellow: ma i due sono proverbiali nemici e riescono ad evitarsi. Abilissimo lo scrittore nel ricostruire interni di case romane, prima fra tutte la lussuosa villa sui Monti Parioli dove abita la famiglia Meneguzzer: la giovane Olimpia diciassettenne alunna dell’Assunzione, il prestigioso collegio di viale Romania, ha una parte centrale nella storia: oggetto delle attenzioni ambigue di uomini adulti, lei stessa sogna di essere oggetto di violenza, e le sue ossessioni diverranno realtà, svelate da sedute psicanalitiche ascoltate in cuffia da una rete di intercettatori di stato. Nella seconda parte del romanzo la storia si fa davvero torbida, Gronchi, Fanfani, Andreotti, Tambroni , Saragat, Colombo, Moro….Tutta la nomenclatura democristiana compare nella fantasiosa, ma non troppo, ricostruzione di Colombati, che non esita a dare giudizi su una classe politica che ha dominato l’Italia per molti decenni, e che, paradossalmente, qualcuno oggi finisce addirittura per rimpiangere. Un elogio al linguaggio con cui lo scrittore esprime una temperie culturale, un’ epoca ormai remota, una società superata. La Teti, la compagnia dei telefoni presso cui lavorano alcuni dei protagonisti, che in realtà intercettano le conversazioni dei soggetti «attenzionati», è un’azienda che sta sperimentando la moderna comunicazione e parallelamente l’individuazione di una nuova classe di consumatori potenziali, i «giovani», che diverranno i protagonisti di quella omologazione culturale di cui Pasolini si era fatto profeta. Tra le pagine e i tanti personaggi compaiono anche il ministro Pella, biellese, ed Edgardo Sogno, di origini di Camandona, al centro del caso di un presunto golpe mai chiarito che sembra aver ispirato in Colombati la storia del romanzo.