19 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Chiesa Cattolica

Convegno pan-americano in Vaticano promosso dai Cavalieri di Colombo

Più noti oltreatlantico che in Italia, i Cavalieri di Colombo sono, in realtà, una potenza della Chiesa cattolica mondiale. E, assieme alla commissione della Santa Sede per l'America latina, organizzano un convegno pan-americano in Vaticano aperto, domenica prossima, con una messa a San Pietro alla quale interverrà il Papa

CITTÀ DEL VATICANO - Più noti oltreatlantico che in Italia, i Cavalieri di Colombo sono, in realtà, una potenza della Chiesa cattolica mondiale. E, assieme alla commissione della Santa Sede per l'America latina, organizzano un convegno pan-americano in Vaticano aperto, domenica prossima, con una messa a San Pietro alla quale interverrà il Papa.

Fondati nel 1882, i Cavalieri di Colombo prendono il nome, come è ovvio, da Cristoforo Colombo. I membri - maschi e cattolici - sono un milione e trecentomila solo negli Stati Uniti. Sono presenti in molti altri paesi americani, europei e asiatici. Hanno avuto membri celebri come John Fitzgerald Kennedy (più recente, e meno noto, il candidato alle primarie repubblicane Usa Rick Santorum). Gestiscono una compagnia di assicurazioni gigantesca negli Stati Uniti con oltre ottanta milioni di polizze sulla vita. Sostengono le opere di carità della Chiesa negli Usa e in tutto il mondo, con donazioni anche al Vaticano. In Italia giunsero nel 1920, ricevuti da Papa Benedetto XV, e portarono aiuti alla popolazione colpita dalla prima guerra mondiale. Vicini al partito repubblicano Usa, hanno finanziato, in coincidenza con l'ultima campagna elettorale, la battaglia della Chiesa su diversi referendum statali (nozze gay, eutanasia, ecc). Il rapporto con la Santa Sede è solido da lungo tempo. Il cardinale Tarcisio Bertone è volato oltreoceano alcuni anni fa per aprire la loro assemblea annuale. Carl Anderson, il cavaliere supremo, è uno dei quattro membri del Consiglio di sorveglianza dell'Istituto per le opere di religione (Ior), l'uomo che ha rivendicato pubblicamente il licenziamento, all'unanimità, del quinto membro, il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, lo scorso 24 maggio.

OgOggi in Vaticano è stato presentato il congresso 'Ecclesia in America', che, promosso da Cavalieri di Colombo e commissione per l'America latina, si svolgerà da domenica a mercoledì prossimi in Vaticano. «America remains today a Christian continent», l'America rimane oggi un continente cristiano», ha detto il cavaliere supremo di Colombo. La convocazione - ha spiegato Anderson in risposta ad una domanda dei giornalisti - non c'entra nulla con le recenti elezioni americane. La tempistica di questo evento, che cade a quindici anni dal sinodo pan-americano che portò Giovanni Paolo II a scrivere l'esortazione apostolica 'Ecclesia in America', è un'altra. Esso è «in diretta relazione con due grandi eventi della cattolicità», ha detto il cardinale Marc Ouellet, prefetto della congregazione dei Vescovi nonché presidente della pontificia commissione per l'America Latina: l'anno della fede e il recente sinodo sulla 'nuova evangelizzazione'. Spesso presente al meeting di Cl a Rimini Anderson è intervenuto anche al sinodo: «Oggi - disse in quell'occasione - per molti versi ci troviamo di fronte a un grande scontro di civiltà, reso ancora più preoccupante da un processo di globalizzazione sempre più rapido» e «in tutti i continenti osserviamo grandi minacce contro la libertà della Chiesa. Sia che queste minacce nascano da un fondamentalismo religioso militante, sia che nascano da un'ateismo militante, la globalizzazione di tali minacce e la complicità di molti governi ci chiama a una nuova solidarietà nella difesa della libertà religiosa come condizione - concluse - per la Nuova Evangelizzazione».

L'obiettivo, ha detto il card. Ouellet, è «intensificare i rapporti di comunione e di cooperazione tra le Chiese del Canada e degli Stati Uniti con le Chiese dell'America Latina per affrontare comuni problemi e sfide che si pongono alla missione della Chiesa nel continente americano». Uno «scambio» che «già trova un laboratorio provvidenziale con la sempre più massiccia presenza degli 'ispani' negli Stati Uniti e nel Canada». Il porporato del Quebec ha elencato, tra i «problemi» e le «sfide comuni» che «le Chiese del Nord, Centro e Sud America devono affrontare alla luce di una maggiore comunione e cooperazione»: l'immigrazione, il narcotraffico, la violenza cittadina che riguarda, in particolare, i giovani, «la cultura della vita e l'istituzione della famiglia stanno soffrendo una grave aggressione in tutto il continente».

Guzman Carriquiry Lecour, Segretario della Pontificia Commissione per l'America Latina, ha reso noto che parteciperanno 250 persone, di cui 40 prelati. Tra di essi, i cardinali Thomas C. Collins (Toronto), Sean Patrick O'Malley (Boston), Juan Sandoval Iniguez (emerito di Guadalajara), Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez (Santo Domingo), Oscar Rodriguez Maradiaga (Tegucigalpa) e arcivescovi e vescovi di molti Paesi del continente. «Abbiamo invitato i vescovi che sono in rapporto con noi», ha spiegato Carriquiry. Sono stati invitati, inoltre, i superiori dei diversi dicasteri della Curia romana, i superiori e le superiore di congregazioni religiose residenti a Roma i rappresentanti del Corpo diplomatico di tutti i Paesi del Continente accreditati presso la Santa Sede. Conclusa la messa di domenica sera a San Pietro, «avremo il dono - ha detto Carriquiry - di ricevere il Santo Padre, che scenderà alla Basilica dalle stanze pontificie e rivolgerà un breve messaggio inaugurale. Non ci sarà miglior modo per cominciare e illuminare i lavori congressuali».