3 maggio 2024
Aggiornato 08:30
Stati Uniti. Pena morte

Texas sotto accusa, scagionato imputato ucciso nel 2004

Gli avvocati gli dissero: «è meglio se ti dichiari colpevole»

NEW YORK - Cinque anni dopo l'iniezione letale che ha ucciso Cameron Todd Willingham, sulle autorità del Texas che ne ordinarono la condanna a morte si è alzata una vera e propria bufera alla luce delle prove che dimostrerebbero la sua innocenza. Un caso eclatante di errore giudiziario riesumato da un'inchiesta del settimanale New Yorker, che scagionerebbe Willingham, il quale per tutti gli anni del processo si era sempre dichiarato innocente.

Il caso sconvolse l'America nel 2004 per la brutalità dell'omicidio di cui l'uomo fu accusato. Secondo la polizia infatti Willingham aveva bruciato vivi i suoi tre figli appiccando senza alcun motivo apparente un rogo alla sua casa di Corsicana. Il ragazzo aveva allora 23 anni e lui e sua moglie tentarono in ogni modo di entrare nell'edificio in fiamme quella notte per salvare i bambini. I testimoni che chiamarono la polizia raccontarono di un uomo in lacrime che continuava a piangere nel tentativo di spegnere il fuoco.

Willingham all'epoca non potè permettersi un legale e i due avvocati d'ufficio assegnatigli gli consigliarono per mesi di dichiararsi colpevole per evitare la pena di morte e andare incontro al carcere a vita. Un caso molto controverso, con prove e testimonianze contraddittorie in cui uno dei testimoni chiave del processo fu un compagno di cella del ragazzo, che dichiarò che Willingham gli aveva confessato in carcere di essere stato lui ad appiccare quell'incendio. Pochi anni dopo, lo stesso testimone fu dichiarato mentalmente instabile.

A cinque anni di distanza il New Yorker ha portato alla luce le indagini, pubblicate inizialmente dall'associazione The Innocent Project, che mettono fortemente in discussione le conclusioni dei giudici. Secondo questi dati, all'origine dello spaventoso rogo potrebbe effettivamente non esserci la mano di un omicida ma un tragico incidente. Gli esperti della Texas Forensic Science Commission ritengono infatti che il materiale che ha dato inizio alle fiamme non possa affatto far pensare a un dolo. A condurre parte delle ricerche è stato uno degli amici più stretti del condannato, che regolarmente andava a trovarlo in carcere.

Willingham ha passato 12 anni nel braccio della morte prima di essere ucciso il 17 febbraio del 2004; prima di subire l'iniezione letale ribadì la sua innocenza, dichiarando di essere stato condannato per un crimine che non aveva commesso.

Il caso riaccende ora i riflettori sui tribunali del Texas, più volte accusati di aver condannato imputati innocenti senza aver esaminato a sufficienza le prove. Gli avvocati di The Innocent Project, che da anni si battono per i detenuti americani, hanno scagionato negli anni ben 242 detenuti. Il Texas ha giustiziato 439 persone da quando è in vigore la pena di morte, 16 nel solo 2009.

In un recente articolo John Jackson, il magistrato che si occupò del caso, spiega che nonostante tutto quella condanna era motivata, anche in mancanza di prove certe relative all'omicidio dei tre bambini. Secondo Jackson infatti il difficile rapporto dell'uomo con la moglie e il dubbio comportamento descritto dai testimoni durante l'incendio erano indizi più che sufficienti per mandare a morte l'imputato.