8 ottobre 2024
Aggiornato 01:00
Gestione rifiuti

Il Comitato contro il porta a porta: «Con la sentenza del Tar hanno perso gli udinesi»

I ricorrenti sono convinti che la soluzione scelta dall'amministrazione comunale porterà più costi e più disagi

UDINE - I cittadini del Comitato spontaneo «Udine pulita - no porta a porta», che hanno proposto il ricorso al Tar contro la decisione del Comune di avviare il servizio di raccolta dei rifiuti «porta a porta spinto» in tutta la città, hanno appreso che il Tribunale amministrativo regionale ha dichiarato inammissibile il ricorso «per questioni meramente di rito - sostengono - non entrando quindi nella verifica puntuale di tutte le eccezioni poste nel merito della scelta insensata dell’amministrazione comunale».

Cittadini di serie A e di serie B

«Con questa sentenza - affermano i ricorrenti - non hanno perso i ricorrenti ma tutti i cittadini udinesi che si troveranno succubi loro malgrado di questa scelta dell’amministrazione comunale, fuori di ogni logica di buon senso, che costringerà tutti i cittadini delle circoscrizioni 2-3-4-5-6-7 a tenersi in casa i rifiuti anche per 15 giorni e che creerà evidente disparità di trattamento fra i cittadini della circoscrizione 1-Udine centro rispetto a tutti gli altri cittadini. Infatti i residenti della circoscrizione 1 saranno privilegiati avendo una frequenza di raccolta doppia rispetto agli altri cittadini. L’amministrazione comunale ha voluto creare dei cittadini di serie A (quelli privilegiati del centro) e dei cittadini di serie B (quelli del resto della città): che differenza c’è fra le necessità di smaltimento rifiuti per i condòmini di un condominio di via Gemona (circoscrizione 1) e quelli di un condominio di viale Volontari della Libertà (circoscrizione 7)? Nessuna ovviamente ma per l’amministrazione va bene così!».

Il nodo condomini

«I cittadini residenti nei condomìni, se avranno i cassonetti condominiali - aggiungono - subiranno degli extra costi per pagare le ditte che si occuperanno di portare fuori i cassonetti e rimetterli dentro e pulirli; quindi di fatto la Tari per loro aumenterà per questi extra costi. Tutti i cittadini, per quanto si legge nella gara per il porta a porta, dovranno pagare anche i costi per la pulizia dei cassonetti destinati ad alcuni condomini Ater. I marciapiedi e le strade della città si trasformeranno in un deposito disordinato di cassonetti e sacchi di immondizia con buona pace del decoro urbano. Se la Net, come i ricorrenti hanno affermato nel loro ricorso, avesse dato un minimo di informazione con dei libretti informativi da inviare nelle case dei cittadini, oggi Udine sarebbe una eccellenza con tassi di raccolta differenziata molto più elevata, ma tale informazione non c’è stata da oltre dieci anni».

Udine senza capacità di innovare

«Bologna e Belluno (differenziata a 84%) abbandonano il porta a porta per passare ai cassonetti stradali (con scheda di riconoscimento per il conferimento) e ciò proprio per evitare ai cittadini i disagi dovuti sopportare sino a ora; a Udine invece - concludono i ricorrenti - si avvia il porta a porta tradizionale. L’amministrazione comunale, caparbiamente presuntuosa e sorda nel volere capire le necessità della cittadinanza, si è dimostrata quindi non in grado di prendere e seguire soluzioni innovative, il tutto a danno dei cittadini e della città. Abbiamo cercato di impedire tutto ciò, ma il Tar ha bloccato la nostra iniziativa solo per cavilli processuali».