3 maggio 2024
Aggiornato 02:00
Spettacoli

Grease, quarant’anni e non sentirli

In quell’ora e mezza c’è tutto il campionario dell’immaginario a stelle e strisce di quella nuova età dell’oro

MAJANO - Grease sarebbe un film musicale che quest’anno compie la bellezza di quarant’anni. Dico sarebbe perché quel nome - Grease (brillantina) - alla sola pronuncia fa partire un convoglio di immagini, sensazioni, suoni, suggestioni che al termine del medesimo ti sei dimenticato si trattasse... solamente di un film.

Grease, come American Graffiti, come Animal House (tanto per citare i più noti) sarebbero pertanto dei film. Nel senso che nascono come tali ma poi si trasformano in qualcos’altro. Con il tempo sono diventati dei documentari, delle pietre della memoria, dei ricettacoli di buoni sentimenti di intere generazioni, degli inni nazionali americani messi allora su bobina.

In quell’ora e mezza c’è tutto il campionario dell’immaginario a stelle e strisce di quella nuova età dell’oro: il rock’n’roll, il macchinone da sfoggiare, l’atteggiamento da bulli dal cuore d’oro, la vita nei college, la rottura definitiva con l’austerità delle epoche precedenti, la spensieratezza, i balli scatenati; dopo una guerra e prima di un’altra.

La Compagnia della Rancia lo omaggia riproponendo da oltre vent’anni la versione in lingua italiana. Operazione che riesce decisamente alla stregua del Jesus Christ Superstar (anche questo tradotto) che registrò una serie infinita di sold-out una decina di anni or sono.

Cimentarsi con il mito - perchè abbiamo visto che è di questo che si tratta - è cosa molto impegnativa. Sai già che, per quanto tu possa essere bravo, bello, atletico, simpatico, esuberante - ti paragoneranno a John Travolta, da una parte e ad Olivia Newton John, dall’altra. Un plauso speciale a mio avviso pertanto al Danny Zuko della situazione (Giulio Corso) e alla bella Sandy (Lucia Blanco nella parte che fu anche di Lorella Cuccarini) che hanno il grande merito di non strafare e mettersi al servizio… del mito, per l’appunto. Fa inoltre piacere sottolineare nel ruolo di Kenickie il triestino Gianluca Sticotti.

Per il resto c’è poco da aggiungere, la Rancia come abbiamo già visto è una garanzia: tempistiche perfette, professionalità, simpatia ed entusiasmo, scenografie più minimal del previsto ad esaltare le coreografie fedelissime all’originale per un successo di facile previsione. La pioggia fastidiosa che ha accompagnato tre quarti dei concerti in FVG quest’estate non ce l’ha fatta per fortuna a rovinare la serata in quel di Majano, che anche per questa stagione si conferma festival top della regione con una programmazione di altissimo livello.

Il pubblico, composto per la stragrande maggioranza da famiglie, applaude con fatica (con una mano deve tenere l’ombrello!) ma con sincero entusiasmo. Qui tutti ritorneranno a casa più brillantinosi che mai!