27 aprile 2024
Aggiornato 03:00
& gennaio 2018

Dove nasce la leggenda della Befana?

La vecchina è certamente giunta fino a noi in sella alla sua scopa, però, accoglie in sé differenti, antiche credenze e riti, leggende e superstizioni

FVG – Ma, la Befana, vi siete mai chiesti da dove ‘salta fuori’? Una risposta assoluta è (molto probabilmente) difficile da dare, però, possiamo cercare di fare un po’ di ordine. La vecchina è certamente giunta fino a noi in sella alla sua scopa, però, accoglie in sé differenti, antiche credenze e riti, leggende e superstizioni. A dimostrarlo è la stessa filastrocca che accompagna il suo arrivo. Non ne esiste, infatti, una versione ‘ufficiale’. Qualcuno dice: «La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, col cappello alla romana (o friulana, che dir si voglia, ndr), viva viva la Befana!». Altri però la ‘chiamano’ con versi che per quanto simili, si discostano: «La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte; se le ha rotte se le riassetti, la Befana porta i confetti».

La leggenda
Detto ciò, però, la figura della vecchietta pare essere legata a una leggenda. Si dice infatti che mentre i Re Magi si dirigevano a Betlemme con i loro doni per Gesù Bambino, chiesero indicazioni a un’anziana signora, non riuscendo a trovare la via. La donna però non seppe dare loro aiuto e non volle accompagnarli. Pentita, subito dopo, prese a cercarli e portò con sé un cesto di dolci. Alla ricerca del Bambino si fermò in ogni casa per offrire caramelle e biscotti a tutti i piccoli che incontrava. Ogni anno, la notte fra il 5 e il 6 gennaio la nonnina si mette alla ricerca di Gesù e lascia un regalo ai più buoni e un po’ di carbone a chi è invece è stato più birichino.

Il nome
Anche la scelta del nome di questo personaggio mitico non è casuale (se si pensa al giorno in cui ‘appare’), ‘Befana’, infatti, non è altro che il risultato di una distorsione della parola Epifania, il cui significato è strettamente connesso al credo Cristiano (al contrario del mito della vecchietta), per il quale si tratta della manifestazione di Gesù ai Magi. Fatte queste considerazioni, resta però ancora da capire come questa vecchia signora sia arrivata a noi così come la conosciamo: un po’ buona un po’ no, un po’ nonna di tutti i bambini, un po’ strega. Insomma, un po’ ambigua.

Antica Roma
Alla ricerca delle possibili radici del mito, possiamo spostarci nell’Antica Roma, dove la credenza voleva esistessero delle figure femminili che volavano sui campi per garantire dei buoni raccolti. Figure che compivano la loro ‘ronda’ nell’arco di dodici notti. Un numero che ritorna anche per l’Epifania, definita anche la dodicesima notte, quella che chiude il periodo natalizio.

Medioevo
Queste donne però non avevano l’aspetto che noi oggi attribuiamo alla Befana. È stato necessario arrivare al Medioevo per farla diventare brutta e vecchia, una strega con la scopa, da temere: per lungo tempo la Befana faceva visita, infatti, solo ai bambini cattivi, non a quelli buoni.

Celti
Spesso poi sui fuochi epifanici, sulla loro cima (e qui in Friuli, dove la tradizione è molto diffusa, lo sappiamo bene), si brucia la vecchia, la strega, la Femenate. Un rito che simboleggia l’addio al vecchio anno e il benvenuto a quello nuovo. Un rito antico, pagano, che affonda le sue radici nella tradizione celtica, pare. I Celti, infatti, celebravano dei rituali in occasione dei quali grandi fantocci di vimini venivano dati alle fiamme per onorare alcune divinità. Insomma, non è facile capire con precisione da dove e perché tutti gli anni la Befana porti i doni nelle calze dei bambini (e accanto a quanto detto potremmo aprire infinite disquisizioni di varia natura), resta il fatto che, per come la conosciamo noi oggi, è una signora simpatica e che tutto sommato porta un po’ di allegria. Perciò continuare ad attenderla non ci farà male.