1 maggio 2024
Aggiornato 05:30
Il corso

Medici nel Soccorso Alpino: 20 aspiranti alla prova a Paluzza

Simulato l'intervento in parete e su terreno impervio (boschi ripidi e ghiaioni) e con cinque tipologie diverse d’incidente: arrampicata, incidente boschivo con taglio da motosega, caduta in bosco, incidente in mountain bike, incidente di parapendio

FVG - Accade spesso che gli interventi di soccorso del Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) vengano risolti con tecnici e personale sanitario presenti a bordo dell’elicottero. Permane sempre però una casistica importante legata a interventi in cui l’elisoccorso, a bordo del quale collaborano fianco a fianco personale tecnico e personale sanitario, non può intervenire. Si tratta ad esempio degli interventi notturni, in grotta o legati a particolari condizioni meteorologiche e ambientali. In tutti questi casi ogni team di soccorso alpino e speleologico ha da sempre al proprio fianco operatori sanitari specializzati capaci di muoversi autonomamente su terreno alpino e ipogeo. Si tratta di una componente presente fin dalla nascita del Soccorso Alpino, dato che un tempo gli elicotteri non erano previsti. La presenza di medici e sanitari tra i volontari è dunque sempre esistita. Ma se un tempo si trattava esclusivamente di volontari di soccorso che oltre all’esperienza in montagna avevano una specifica competenza professionale medica da mettere a disposizione del team, oggi sempre più di frequente collaborano con il soccorso alpino operatori sanitari che vengono formati espressamente per muoversi assieme alle squadre di tecnici su terreno impervio, alpino e speleologico, pur non avendo esperienza specifica maturata in tali scenari.

Attività di addestramento a Paluzza
Lo scorso weekend, sabato 28 e domenica 29 ottobre, si è svolto a Paluzza, presso il Cesfam (Centro Servizi per le Foreste e le Attività della Montagna) della Regione Friuli Venezia Giulia l'ultimo modulo del corso per Operatori Tecnico Sanitari (Ots) - figure previste da pochi anni all’interno del piano formativo nazionale del Cnsas - a cui hanno preso parte venti aspiranti operatori da inserire in organico. I candidati provengono dalla medicina d'urgenza ed emergenza e sono anestesisti-rianimatori e infermieri del servizio di elisoccorso regionale, pronto soccorso, reparti di terapia intensiva, infermieri con grande esperienza di centrale operativa. Alcuni di loro hanno già ottime competenze alpinistiche e sci alpinistiche. Attualmente, il gruppo sanitario (medici e infermieri) del servizio regionale (alpini e speleo) consta di 30 elementi. Durante il corso vengono selezionati con prove attitudinali, anche nella stagione invernale che hanno lo scopo di renderli autonomi nel raggiungimento dei luoghi d'intervento in tempi ragionevoli e con modalità di sicurezza adeguate. Le prove affrontate durante i corsi consistono nella movimentazione su terreno impervio, nella progressione da secondo di cordata su quarto grado, nella progressione su parete verticale con utilizzo corda fissa, nella realizzazione di ancoraggi naturali e artificiali, nella conoscenza delle legature di base e della discesa in corda doppia, nell’impiego dei ramponi su terreno invernale, nelle tecniche di imbarco e sbarco dall’elicottero non sanitario, e nel conoscere le principali nozioni di nivologia, valanghe e autosoccorso in valanga.

Simulati cinque possibili scenari
A Paluzza ogni squadra mista (tecnici+sanitari) ha effettuato simulazioni sul campo delle reali difficoltà in vari ambiti d’intervento, con manovre di stabilizzazione e recupero in parete e su terreno impervio (boschi ripidi e ghiaioni) e con cinque tipologie diverse d’incidente: arrampicata, incidente boschivo con taglio da motosega, caduta in bosco, incidente in mountain bike, incidente di parapendio. L'attività, ha rappresentato un momento di crescita per entrambe le componenti, tecnica e sanitaria, e ha dimostrato l’importanza del lavoro di squadra e dell'adozione di una strategia d'intervento condivisa, che tenga conto di rapidità, opportunità e realizzabilità delle scelte operative in ambienti cosiddetti 'non protetti' e ad alto grado di pericolosità. Come è accaduto quest’inverno in Val Saisera quando in piena notte, il Soccorso Alpino di Cave del Predil ha recuperato e stabilizzato un alpinista sloveno feritosi gravemente dopo una caduta o come è accaduto in Baviera nel 2014, dove i nostri tecnici speleologi sono stati determinanti per il salvataggio di uno speleologo tedesco gravemente ferito alla testa che è stato stabilizzato e tratto in salvo da  meno 1200 metri dopo dieci giorni di complesse operazioni di recupero.