29 aprile 2024
Aggiornato 17:00
L'intervista

Martines studia da sindaco e invoca le primarie nel Pd

L'attuale consigliere regionale è sicuro che il prossimo primo cittadino di Udine dovrà lavorare in maniera diversa rispetto ai predecessori. E boccia la fuga in avanti 'a elastico' di Bertossi

UDINE - Due mandati da vicesindaco di Udine, con Cecotti e con Honsell, prima di diventare consigliere regionale del Pd. Enzo Martines adesso studia da sindaco. Non lo dice apertamente, ma sa di avere le carte in regola per competere con chiunque, almeno dentro il Pd. Ma prima di proporsi ufficialmente chiede regole certe e un’accelerazione per arrivare in tempi brevi alle primarie

Lei è stato vice di Cecotti e di Honsell. Un giudizio sui due?
«Ogni sindaco ha una sua personalità e un modo specifico di affrontare i problemi. Devo dire che mi sono trovato di fronte a due personalità molto, molto forti. In comune hanno una visione scientifica delle cose, per cui vanno ala ricerca delle soluzioni dopo analisi approfondite».

Lei è stato l’uomo del Pd per le Uti per le quali si è speso come nessuno. Nessuna autocritica per questa riforma degli enti locali?
«Le autocritiche sono sempre necessarie, anche perché di errori ne sono stati fatti. Tuttavia, si trattava di una partita storica e difficile. Devo anche dire che molte volte abbiamo lavorato in un clima che ha rasentato il sabotaggio».

Addirittura…
«Ho assistito a situazioni poco conformi con la storia amministrativa del Fvg. Il clima era spesso arroventato, barricadero e questo non ha aiutato l’iter del provvedimento e l’individuazione forse di alcune migliorie in corso d’opera».

Un suo parere sui primi mille giorni della giunta Serracchiani.
«E’ stata ed è una legislatura in cui si è lavorato moltissimo. Abbiamo varati parecchi provvedimenti, puntando molto sulle riforme che sono difficili da affrontare e spesso anche impopolari. Il mio è un giudizio positivo e sono certo che il tempo sarà galantuomo perché molto di quello che abbiamo deciso darà i suoi frutti più avanti».

Nel Pd resta aperto il caso-Serracchiani: vuole Roma o, come dice, si ricandiderà alla guida della nostra Regione?
«La premessa è che lei è un leader e che negli ultimi anni la politica si è molto personalizzata. A questo si deve aggiungere una situazione molto ballerina a livello nazionale, perché non si sa quando e come si voterà. Evidentemente lei rimane la 'logica' candidata perché ha iniziato un lavoro che vorrebbe portare a termine. Poi però…».

Però?
«Però non ci s può nascondere che il quadro nazionale potrebbe mutare e che potrebbero arrivarle delle proposte».

In questo caso la partita si complicherebbe in chiave regionale, o no?
«Lei stessa di recente ha detto che per fortuna noi abbiamo un gruppo di gente che può scegliere tra tante persone. Ma bisogna stabilire delle regole. Personalmente spingerò per le primarie».

Perché il Pd si è irritato con Bolzonello per la sua disponibilità a candidarsi?
«Quando una persona si candida autonomamente crea tensioni inevitabili».

Ma in ogni caso è un possibile candidato?
«Certo, ha esperienza amministrativa ed è vicepresidente della Regione».

E Honsell ha un futuro politico?
«Appena concluderà la sua esperienza da sindaco bisognerà capire quali saranno le sue intenzioni e se vorrà giocarsela ad altri livelli. Insomma, dipende da lui e da eventuali proposte che riceverà».

Enzo Martines, invece, correrà per fare il sindaco di Udine?
«Il nome gira anche per l'esperienza che ho fatto a palazzo D’Aronco. E poi sono udinese».

Dunque, ci sta che il suo nome giri?
«Certo, ma attendo che il Pd definisca le regole per stabilire chi potrà candidarsi a sindaco. E quindi anche per Udine io sosterrò le primarie».

Regole, come dice lei…
«Io penso che stabilire regole significa fissare i tempi per le primarie. E bisognerà farlo rapidamente. La partita Udine non è semplice. Il Pd da solo non basta. Ritengo che la futura coalizione non possa essere di taglio ideologico. Alle viste ci sono novità importanti con un nuovo ruolo della città. Servirà un gruppo di lavoro che si dedichi al territorio. Ma sarà, soprattutto, necessaria la massima autonomia del Pd del Fvg da quello romano e nazionale».

Il suo modo di immaginare le coalizioni sia simile a quello di Colautti.
«Penso che dica cose sensate su diverse delle quali concordo. Credo cioè che il futuro sindaco lavorerà in maniera diversa rispetto ai predecessori. Serviranno persone preparate che diano fiato alle ambizioni di Udine».

Enrico Bertossi si è autocandidato. Ma per chi, a suo avviso?
«Mah, mi è parso molto esplicito per due motivi. Primo che lui vuole costruire una civica attorno a sé, e secondo perché si dice discontinuo rispetto all’attuale amministrazione».

Ergo…?
«L’equazione è questa: intanto corro e poi mi alleo con il centrodestra. Diciamo che è un po’ 'elastico'. Nel 2003 prima voleva fare il candidato presidente della Regione con il centrodestra e poi è diventato assessore di Illy. Nel 2008, poi, aveva avanzato la propria candidatura a sindaco con il centrosinistra. E adesso…».

Elastico, appunto…
«Al di à delle battute, vuole fare l’alternativo al centrosinistra, ma mi pare un po’ prestino. I partiti sono legati a quello che succederà con la legge elettorale. Da quel momento soltanto partirà la campagna elettorale in Fvg e a Udine». (d.p.)