Fuorisalone 2018: il viaggio artistico in Messico di Moroso
L'azienda friulana con l'artista inglese Bethan Laura Wood attraverso un tripudio di forme e di colori accostati sapientemente ai tessuti ci trasporta in terre lontane
MILANO - Il Salone del Mobile 2018 da voce al carattere poliedrico di Moroso, attraverso una nuova collezione dove forme, texture, materiali, lavorazioni e colori mettono ordine e armonia nell’eterogeneità delle ispirazioni. I nuovi prodotti pongono l’accento ciascuno su una delle anime dell’azienda, racchiudendo al tempo stesso tutti gli elementi che contraddistinguono il marchio I protagonisti della collezione 2018 sottolineano quelli che sono i tratti distintivi dell’azienda come la storica vocazione per gli imbottiti, con il nuovo divano Chamfer e una inedita versione di Gentry, entrambi di Patricia Urquiola, e Casa Modernista di Doshi Levien.
Un viaggio in Messico
Ma è al Fuorisalone e in particolare nello showroom di Via Pontaccio 8/10 nel Brera District che l'anima artistica dell'azienda prende il sopravvento: Mono Mania Mexico è un allestimento tessile con tessuti jacquard, stampe, tappeti, arazzi e arredi disegnati da Bethan Laura Wood per Moroso. Fin dagli inizi della sua carriera, la designer inglese, ha accumulato i segni, gli elementi grafici e tutte le figure ripetitive che nel mondo la circondavano. Una continua elaborazione dell’ambiente urbano, operata attraverso una vera e propria assimilazione fisica, con la quale Bethan Laura Wood ha costruito un archivio di colori, trame e consistenze. È nei viaggi in Messico che comincia a raccogliere i colori e i disegni della palette latino-americana; un’esperienza sensoriale trasformatasi presto in una vera e propria ossessione per le vetrate della Nuova Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, a Città del Messico. L’interpretazione di questa magnifica architettura ha portato allo sviluppo di una serie di lavori che richiamano l’arte del ricamo dei tessuti tradizionali Otomi. Per l’installazione all’interno dello showroom Moroso, Bethan Laura Wood ha condiviso la sua ossessione con la profonda competenza tessile della storica azienda Limonta, confrontandosi con una varietà di processi e lavorazioni e indagando lo spazio di convergenza tra artigianato e produzione industriale. Accanto ai nuovi tessuti, disegnati attingendo dalle forme e dai colori presenti nel suo archivio personale, Bethan Laura Wood firma per Moroso una collezione di arredi - composta da bench, coffee table e dining table - e dei tappeti prodotti da Golran. Il leitmotiv che caratterizza gli arredi è la particolare struttura composta da tre tubolari in metallo, che disegna piedini e struttura, curvandosi nell’estremità superiore per accogliere, nella versione bench, uno spazioso cuscino rivestito con i tessuti della collezione. I piani di tavolo e tavolini, in vetro serigrafato, rimandano ai decori disegnati da Bethan Laura Wood per il progetto tessile. Lo spazio dell’installazione si completa, alle pareti, con i tappeti, intrecciati realizzati con fibra di cactus e seta riciclata dai vecchi sari indiani.
Arazzi in mostra
Al primo piano dello showroom, invece, la mostra Tapestry, progetto promosso da Moroso in collaborazione con l’azienda Limonta, che esplora l’antica tecnica dell’arazzo intrecciando linguaggi espressivi diversi, quasi contrastanti, secondo una linea di ricerca e sperimentazione pratica che interpreta la tessitura non soltanto come tecnica realizzativa ma come autentico atto creativo. L’arazzo, come ogni tessuto, combina tra loro due elementi di base, la trama e l’ordito. Ogni singola parte di un disegno, nell’arazzo, è ottenuta con il filo del giusto colore inserito solo ed esclusivamente nel punto esatto dove compare; per realizzare immagini dettagliate e complesse, i fili di trama passano attorno ai fili dell’ordito, coprendoli interamente. Allo sguardo l’impressione è quella di una totale corrispondenza tra immagine e tessuto: un corpo unico, materialmente omogeneo. Gli autori degli arazzi esposti sono i designer Tord Boontje, Front e Patricia Urquiola, l’illustratrice e fumettista Gabriella Giandelli ed il fotografo Alessandro Paderni. Gli arazzi hanno diversi approcci figurativi e diverse sensibilità cromatiche: le immagini provocano, sfidano il preconcetto e giocano con la percezione visiva. L’intima visione degli autori diventa la trama di una narrazione che, nell’epoca dell’immagine digitale, rivaluta la dimensione della materialità, in un rapporto che unisce chi osserva e ciò che è osservato a chi lo ha realizzato.