La cucina a colori di Massimo Camia
Ristorante dal «cadre» esuberante e contemporaneo, connotato da una cucina colorata e vivace, lontano dagli stereotipi dell'antica cucina Langarola ma così vicino ai grandi vini di Barolo.
LA MORRA - Colori, profumi, sapori. Prima il piatto si guarda, poi si annusa -con circospezione se una Signora ci osserva- ed infine si assaggia, tentando inutilmente di imitare lo stile e la grazia di Carlo Cracco quando impugna una forchetta di fronte ai sudatissimi concorrenti di un talent show e mastica spavaldo un boccone fissandoli negli occhi.
CUCINA E BAROLO - Tra La Morra e Barolo pare persino scontato, non il vino, mai, ma almeno il concetto dell'osservare e dell'annusare assolutamente si. Meglio ancora se davanti al naso c'è un coloratissimo piatto di Massimo Camia, diverso dalla monocromia di un Barolo, sobrio e chiuso come solo un piemontese di media età lo può essere, declinato in non di più di cinquanta sfumature di rosso, e di altrettante nuance di profumo di fiori carmini o tendenti verso la spaesante violetta e alla conturbante rosa canina.
BAROLO & BAROLO - Ancora tu? Di nuovo qui, nei locali condivisi sotto il tetto delle Cantine Damilano, a due passi dal centro di Barolo, anche se stavolta il gioco dei tracciamenti dei confini amministrativi ha trasferito Massimo Camia e la pazientissima Luciana -da meno di due anni- addirittura fuori dall'anagrafico di Barolo, ma è chiaro che nessuno andrà a cercarli lassù nel centro di La Morra. Perché farlo se in realtà sono ancora quaggiù? Anzi, più giù ancora rispetto alla gloriosa Locanda del Borgo Antico, nel centro di Barolo e poi allontanatisi per altre sfumature di rosso, dietro la modernità delle sale da pranzo e delle cantine Lo Zoccolaio.
LA STELLA ROSSA - 15 anni di stella rossa ormai, da quel felice momento d'apertura di millennio, attraversando tre situazioni diverse, ma dove mai gli ispettori della Guida Michelin trovarono motivi validi per non confermare le capacità di Camia, la sua maniera civilizzata di esprimere una cucina nitida, quella che può essere intesa rude o contadina, oppure moderatamente modernizzata, comunque degna dei grandi vini di queste colline, classici o moderni.
PRIMA DEGLI OMOGENEIZZATI - Massimo Camia, come chi vi scrive, fa ancora parte di quella generazione di sopravvissuti senza essere stati svezzati con gli omogeneizzati, e questo dettaglio fa si che nel pensiero di cucina, nella concezione dei piatti ci siano sempre elementi concreti, con l'alimento principale ben in evidenza, e con la sua consistenza intatta, o migliorata piuttosto che ridotta in texture evanescenti.
IL BAMBINO CHE C'E' IN NOI - Le pareti di questo ristorante rivelano quanto sia bello lavorare in un ambiente giocoso e gioioso. Nulla di rigido o di asettico, sia alle pareti ma soprattutto nel piatto, in un inseguirsi di stimoli mentali e palatali, alla ricerca di un piacere sottile ma tutt'altro che effimero, mai fine a se stesso. Quel bambino è rimasto tale e quale, quello che sogna di prendere il suo entusiasmo e portarlo verso il mare, di corsa, di giorno o di notte, per poi tornare a casa con il suo bottino, con la sua pesca miracolosa, stanco ma felice di raccontarci con la sua cucina le sue emozioni.
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