Santoro torna in TV: «La 7? Un recinto»
L'annuncio alla festa de «Il Fatto Quotidiano». Il giornalista sarà sostenuto da un progetto indipendente, «Servizio pubblico»
PIETRASANTA - Il nuovo programma non si chiamerà Senza Rete ma Comizi d'amore e sarà sostenuto da un progetto che si chiama Servizio pubblico. Lo ha annunciato Michele Santoro alla festa de Il Fatto Quotidiano. Il giornalista ha ripercorso l'esempio della nascita di Tuttinpiedi alla festa della Fiom, a Bologna, dove i 150 mila euro per realizzare lo spettacolo furono raccolti in una sorta di colletta: «se voi ci darete 10 euro - ha quindi chiesto al pubblico della Versiliana - Servizio pubblico, con l'aiuto di imprenditori che sono qui, come Sandro Parenzo, Etabeta e con l'aiuto del Fatto Quotidiano che ha aperto la strada dell'indipendenza, manderà in onda Comizi d'amore».
Si tratta della «protesta che la Società italiana può rappresentare per indicare una strada alternativa. Sarà una grande manifestazione televisiva, basterà mettersi davanti allo schermo. Se riusciremo a far vivere sul digitale e sui canali Sky che ospiteranno la trasmissione questo progetto e se milioni di persone saranno lì - ha concluso Santoro - allora noi ci saremo avvicinati alla possibilità di trasformare la televisione italiana».
Santoro: «A La 7 sarei stato dentro il recinto» - Di fronte al pubblico della Versiliana, dove si svolge la Festa del Fatto quotidiano, il giornalista Michele Santoro ha ricostruito la sua versione del perché ha rifiutato il passaggio a La 7. Tutto sarebbe nato da un'intervista a Giovanni Stella, ad dell'emittente. «Stella - ha raccontato Santoro - diceva di aspettare sotto un albero che cadessero i macachi: Roberto Saviano, io, Serena Dandini. Dopodiché, ci invitano ad incontrare La 7».
«Avremmo fatto la fortuna de La 7 - Santoro avrebbe chiesto a Stella: «tu, un programma come Annozero, lo faresti o no? E, cavolo, ti ho chiamato io», avrebbe risposto l'ad de La 7. Santoro ha quindi ironizzato sulla proposta economica: «delle proposte talmente buone che, coi soldi che avremmo fatto fare loro, ci avrebbe anche pagato. Avremmo fatto la fortuna de La7», ha proseguito Santoro. Il punto di rottura sarebbe giunto al momento del contratto, reo di contenere una serie di obblighi e controlli, a detta di Santoro, «che nessun giornalista serio può sottoscrivere». Con questo contratto, ha accusato Santoro, «non si può fare niente, non si può lavorare con quelli che mi controllano». Stella gli avrebbe replicato: «è un pro forma , lo faccio firmare a tutti, anche ad Antonio Piroso». Alle proteste di Santoro, Stella avrebbe quindi promesso: «lo cambieremo, è un pro forma, non ti preoccupare».
Ma, per Santoro, erano condizioni inaccettabili.
La borsa, ha continuato Santoro, «impazzisce alla notizia che noi andiamo a lavorare al La 7, il titolo sale del 20%» e, allora, ha domandato il giornalista al pubblico e ai colleghi presenti, «perché questa operazione non la fa?». Stella avrebbe avuto la colpa di chiedere in anticipo le «scalette»: «scalette? la scaletta? ma ridateci Masi, che perlomeno ci faceva ridere».
Accettare, secondo Santoro, avrebbe significato stare «dentro il recinto, con qualcuno che mi dice questo sì e questo no». E invece, ha concluso Santoro, è stata un'occasione persa per «il mercato e il servizio pubblico».
- 19/05/2015 Santoro: addio a «Servizio Pubblico»
- 24/09/2014 Santoro, «Servizio Pubblico» addio: «nausea» da talk
- 17/01/2013 L'autodifesa di Santoro: Non ho aiutato Berlusconi
- 11/01/2013 Grillo: Il mondo di Berlusconi sta morendo