20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Hrw: «vergognosa» capitolazione alla censura

Primo concerto vietnamita per Bob Dylan

Polemiche contro il cantante che negli anni Sessanta si interrogava sulla legittimità dell'intervento militare statunitense

HANOI - Domenica a Ho-chi Min Ville primo concerto vietnamita per Bob Dylan, che negli anni Sessanta - quando la città si chiamava ancora Saigon - si interrogava sulla legittimità dell'intervento militare statunitense.
La «protest song» di cui il menestrello di Duluth si fece portavoce (per pochi anni, slavo poi abiurare dal suo ruolo di guida musicale in brani come «My back pages«) non ha lasciato tracce nell'attuale contesto culturale vietnamita: pochi fra i giovani sanno chi sia l'autore di «Masters of War», che compirà settant'anni nel prossimo maggio.
D'altronde, l'ultimo intellettuale vietnamita ad avere proposto il multipartitismo è stato appena condannato a sette anni di carcere: logico quindi che per la maggior parte del pubblico che assisterà al concerto l'icona di Bob Dylan non sarà quella comunemente venerata in Occidente.

CINA - Già nella sua mini-tourneé cinese d'altronde Dylan si era astenuto - su richiesta delle autorità - dal cantare alcune delle canzoni più evocative come «The times they are a-changing» o «Blowing in the wind» (anche se, data la sua abilità nello starvolgere gli arrangiamenti «tradizionali», è quanto meno dubbio che sarebbero state riconosciute): la censura vietnamita d'altro canto non ha confermato di essere stata chiamata a intervenire.

HRW - Una moderazione della quale, secondo l'organizzazione umanitaria Human Rights Watch, il signor Zimmermann dovrebbe tuttavia «vergognarsi»: «Il giovane Dylan non avrebbe mai permesso a un governo di dirgli che cosa avrebbe dovuto cantare». In compenso, prima ella sua esibizione le band locali canteranno alcune canzoni del cantautore Trinh Cong Son - non a caso noto come il «Dylan vietnamita» - conosciuto per le sue canzoni pacifiste.