18 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Piccolo schermo

Bonolis: TV pessima e con pochi ascolti

Il conduttore ai microfoni di Radio Ies: «Non è un periodo felice, ma non è mai il punto di non ritorno». Stiamo lavorando alla nuova edizione de Il senso della vita

ROMA - «Non è un periodo felice per la televisione italiana, ma non è mai un punto di non ritorno». Così Paolo Bonolis commenta l'attuale momento che sta vivendo il piccolo schermo. «Quando io sono andato sopra le righe l'ho sempre detto, ho sempre avvertito. Facevo varietà. Quella che vediamo adesso è la realtà. Un paese sano - spiega il conduttore ai microfoni di Radio Ies - espellerebbe quello che stiamo vedendo. Evidentemente tanto sani non siamo. Però la televisione gridata non fa gli ascolti previsti, anzi: quelli che strepitano ormai se li filano in pochi». Per Bonolis «si può fare televisione pessima con grandi ascolti o buona televisione con pochi ascolti. Ultimamente - sottolinea - vedo pessima televisione con pochi ascolti». Ritiene che esista questo tipo di tv «perché c'è qualcuno che la usa». «La tv è stata invasa da quel mondo mediocre che ha invaso anche la politica. C'è tanta gente mediocre che vuole avere gli stessi privilegi di chi la televisione la sa fare. C'è gente - prosegue - che fa televisione solo per dire 'faccio televisione'. Ma quella non è televisione».

In merito a internet: «E' un mezzo estremamente veloce che permette informazione e condivisione, senza eccessivi filtri. Ma attenzione alla natura umana, che è una natura mediocre: internet - spiega - viene spesso utilizzato per nasconderti e fare quello che non hai il coraggio di fare a volto scoperto».

Sui prossimi progetti: «Stiamo lavorando alla nuova edizione de Il senso della vita, che andrà in onda in prima serata. Credo che sarà una buona televisione quella che farà Canale 5: felice di poter proporre la quinta edizione del programma e di poterlo fare non in orari da licantropi. Non è una trasmissione 'da ascolti', ma offrirà tanto altro».

Torna, infine, sul progetto sportivo «Serie A»: «Faceva il 28%, fu considerato un insuccesso e mi allontanarono. La casta dei giornalisti sportivi non digerì il mio inserimento. Ma me l'avevano chiesto loro! Fui allontanato, il programma scese al 18%, e allora fu considerato un successo».