Grattacielo della Regione, ulteriori 66 milioni richiesti dalle ditte appaltatrici? Risponde Reschigna
“E’ un diritto delle imprese sollevare riserve sullo stato di avanzamento dei lavori, e non esiste praticamente opera pubblica senza che vengano proposte delle riserve. Ma il fatto che questo si trasformi automaticamente in maggiori costi non è assolutamente scontato”
TORINO - Negli ultimi giorni era circolata la voce di una possibile richiesta delle ditte appaltatrici, che si stanno occupando della costruzione del grattacielo della Regione Piemonte, di ulteriori 66 milioni di euro per completare l'opera. A mettere un po’ d’ordine ci ha pensato il vicepresidente del Consiglio Aldo Reschigna: «E’ un diritto delle imprese sollevare riserve sullo stato di avanzamento dei lavori, e non esiste praticamente opera pubblica senza che vengano proposte delle riserve. Ma il fatto che questo si trasformi automaticamente in maggiori costi non è assolutamente scontato. Sostenere che il costo del grattacielo starebbe per crescere di un terzo è al di fuori della realtà».
ACCORDO BONARIO - La Regione Piemonte aveva tre opzioni per affrontare questo tema: o attraverso un accordo bonario, o facendo definire i contenziosi alle commissioni di collaudo, o rivolgendosi al Tribunale civile. «Abbiamo scelto la strada dell'accordo bonario per un semplice motivo: gli eventuali maggiori costi dell'opera rientrerebbero nel montante del contratto di leasing stipulato con l'associazione temporanea d'impresa finanziaria, il che permetterebbe di diluirli nel periodo di ammortamento. Altrimenti necessiterebbero di risorse immediatamente disponibili».
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