Morì a 12 anni precipitando per 20 metri: tre indagati, ma il processo è tutto da rifare
Nonostante siano passati quattro anni è come se il processo per la sua morte dovesse ancora cominciare. Anzi, deve ancora cominciare perché quello iniziato dopo il 2015 davanti al giudice Rossella La Gatta dovrà ricominciare da zero in quanto il magistrato è da poco stato trasferito in una nuova sezione del Tribunale di Torino
TORINO - Quattro anni fa, era l’inizio di luglio del 2013, una tragedia portò via il piccolo campioncino di arrampicata Tito Traversa. Residente a Ivrea, aveva solo 12 anni e gli fu stata fatale una caduta di oltre 20 metri da una parete rocciosa a Orpierre (Francia). Morì dopo tre giorni: troppo gravi i traumi - tra cui quello cranico - la fratture e le contusioni. Nonostante siano passati quattro anni è come se il processo per la sua morte dovesse ancora cominciare. Anzi, deve ancora cominciare perché quello iniziato dopo il 2015, anno in cui si chiusero le indagini con tre indagati per omicidio, davanti al giudice Rossella La Gatta dovrà ricominciare da zero in quanto il magistrato è da poco stato trasferito in una nuova sezione del Tribunale di Torino e quindi, come previsto dl codice di procedura penale, dovrà ripartire da zero di fronte alla collega Maria Iannibelli. La nuova prima udienza dovrebbe essere fissata per il prossimo 6 dicembre.
TRE IMPUTATI - Per la morte del dodicenne di Ivrea sono state iscritte tre persone nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Si tratta di Carlo Paglioli, 72 anni, legale rappresentante della ditta che aveva prodotto le attrezzature d’arrampicata utilizzate da Tito Traversa quel giorno, di Luca Giammarco, 48 anni, fondatore della scuola d’arrampicata frequentata dal dodicenne, Nicola Galizia, istruttore.
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