16 ottobre 2024
Aggiornato 03:30
Pendolari Torino-Milano

Torino-Milano, la rivolta dei pendolari: «Abbonamenti a rischio, in ballo il destino di 2000 famiglie»

Treni in ritardo, impossibilità di viaggiare in piedi, orari ridotti, costi alle stelle e il timore della cancellazione o sospensione degli abbonamenti: sono oltre 2000 le persone che ogni giorno si recano a Milano per lavoro. Il loro viaggio è diventato un “incubo” e il Comune medita a nuove soluzioni

TORINO - La sveglia presto, la corsa in stazione e il viaggio sui treni dell’Alta Velocità tra Torino e Milano. Sono circa 2000 le persone che ogni giorno, al mattino e alla sera, salgono su un treno Frecciabianca o Frecciarossa e si spostano dal capoluogo piemontese a quello milanese per lavoro. Nell’ultimo periodo tra ritardi, orari ridotti, prenotazioni obbligatorie, aumento dei costi e impossibilità di viaggiare in piedi, per i pendolari dell’Alta Velocità (riunitisi in un Comitato) il viaggio è diventato sempre più complicato e pesante. Come se non bastasse, a rendere ancora più difficile l’attuale situazione, sui 2000 lavoratori torinesi pende da tempo un spada di Damocle non indifferente: la possibile cessazione dell’emissione degli abbonamenti a partire da gennaio 2017. Se Trenitalia decidesse di mettere in pratica quest’idea (già realizzata da NTV), i pendolari sarebbero costretti a comprare ogni giorno il biglietto con un’impennata vertiginosa dei costi. Una mazzata per 2000 lavoratori e le loro famiglie.

Senza abbonamenti impennata da 340 euro a 1400 al mese
Il nuovo amministratore delegato di Trenitalia, la dottoressa Barbara Morgante, dopo aver dichiarato a giugno della possibilità di non commercializzare gli abbonamenti Alta Velocità a partire dal 1° gennaio 2017, ha smentito al Senato tale opzione ma ha palesato i seri dubbi sulla possibilità di commercializzazione degli stessi nei primi mesi del 2017. Il motivo? L’entrata in vigore del nuovo atto di regolazione dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti che obbligherà l’azienda a fornire una serie di diritti molto costosi. Se gli abbonamenti dovessero scomparire, per gli oltre 2000 lavoratori torinesi si aprirebbe uno scenario a dir poco inquietante: acquistare ogni volta i biglietti singoli porterebbe i costi, già attualmente alti (si parla di 340 euro al mese), a gravitare sino a 1400 euro per 22 giorni di tragitto andata e ritorno. Una spesa insostenibile per chiunque che renderebbe impossibile il ricongiungimento famigliare e potrebbe spingere alcuni lavoratori a scegliere addirittura il trasferimento a Milano. 

I disagi evidenziati dai pendolari
Per scongiurare scenari disastrosi come quello accennato, i vari comitati dei pendolari si sono riuniti nel Comitato Pendolari Veloci Torino-Milano. Da giugno 2015 a oggi sono state presentate almeno 7 interrogazioni parlamentari, alle quali il Governo non ha mai dato risposta. I disagi, al di là della questione abbonamento sono molteplici: 

  • Impossibilità di modificare le prenotazioni via web
  • Prezzi abbonamenti aumentati del 15% su Trenitalia, del 27% su NTV sulla TO-MI
  • Sbilanciamento offerta tra mattino e sera 
  • Riduzione corse
  • Ritardi sistematici
  • Impossibilità di viaggiare in piedi
  • Posti vuoti nella classe Standard
  • Posti non disponibili per l’abbonato, per l’acquisto del biglietto singolo si

Il Comune di Torino: "Troviamo una soluzione in fretta"
Il Comune di Torino, dopo aver ricevuto i delegati del Comitato Pendolari VelociTorino-Milano, ha fissato per l’11 novembre un’audizione con la dottoressa Pronello, nuova presidente dell’Agenzia per la Mobilità Piemontese. Sarà proprio l’Agenzia a dover «trattare» con Trenitalia. Da Palazzo Civico sia l’opposizione che la maggioranza hanno fatto capire di avere a cuore il destino degli oltre 2000 lavoratori torinesi, ma trattare con l’azienda che si occupa dell’alta velocità non sarà semplice. L’ex assessore ai Trasporti Claudio Lubatti infatti avverte: «Sono stati appena concessi 4 anni di contratto a Trenitalia. Dobbiamo sederci al tavolo di trattativa con idee chiare e coerenti, per tutelare i lavoratori. Con i grandi enti bisogna ‘giocare di sponda’ non fare a spallate». Una posizione che per una volta trova il consenso anche dell’assessora Maria Lapietra: «Troviamo una soluzione e facciamolo in fretta». I pendolari sperano, il 2017 si avvicina e la spada di Damocle degli abbonamenti continua a pendere sulla loro testa.