20 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Pininfarina acquisita da Mahindra

Fiom Torino: «Operazione con indiani sia un'opportunità»

L'auspicio è del segretario torinese della Fiom-Cgil, Federico Bellono: «Finalmente si è chiusa una lunga trattativa». Fassina: «Pininfarina ennesimo pezzo pregiato che va all'estero».

TORINO - «Finalmente si è chiusa una lunga trattativa. Speriamo che, con l'acquisizione da parte di Mahindra, la Pininfarina, seppur indebolita e rimpicciolita rispetto al passato, pur rimanendo non solo un brand ma una realtà industriale significativa per l'Italia, esca rafforzata». L'auspicio è del segretario torinese della Fiom-Cgil, Federico Bellono, che ha sottolineato la necessità di un confronto a breve «con la nuova proprietà per verificare dove andranno gli investimenti, oltre a rifinanziare il debito, e quindi quali garanzie deriveranno per l'occupazione, valorizzando non solo il marchio, ma anche le competenze e il know how presenti in azienda».
«Naturalmente si tratta di questioni che avranno conseguenze innanzitutto sui lavoratori, ma che devono riguardare il 'sistema paese'» ha commentato Bellono.
«Certo, un altro gioiello del Made in Italy passa in mani straniere, anche se gli indiani erano ormai da tempo gli unici pretendenti in campo: speriamo almeno che tutti facciamo la loro parte perché l'operazione chiusa oggi sia almeno un'opportunità per il futuro, e non l'ennesima occasione persa per il nostro sistema industriale e, innanzitutto, per i lavoratori» è stato l'auspicio del sindacalista della Fiom.

Fassina: Pininfarina ennesimo pezzo pregiato che va all'estero
«Con il passaggio di Pininfarina agli indiani l'ennesimo pezzo pregiato di Italia va all'estero». Lo ha affermato in una nota il deputato di Sinistra italiana Stefano Fassina, facendo notare che «la lista è molto più lunga e solo negli ultimi tempi oltre alla celebre firma del design automobilistico anche Italcementi è passata ai tedeschi e Pirelli ai cinesi. Gli investimenti esteri sono positivi quando allargano la nostra base produttiva per quantità e qualità. Qui, invece, si prendono i pezzi migliori con piani industriali tutti da verificare».
«Il nostro paese - ha continuato Fassina - è ormai territorio di conquista. Secondo un recente studio Eurispes i marchi del 'made in Italy' che hanno cambiato bandiera sono più di 430. Una vera e propria emorragia che tocca tutti i settori ma in particolare la moda e il lusso, passando per l'industria, l'agroalimentare e le telecomunicazioni. Il tutto mentre dal governo nemmeno uno straccio di politica industriale. Il modello 'Wimbledon' non funziona, l'hanno capito anche oltre Manica».
«La passività e la rassegnazione del Governo è sempre più preoccupante», ha concluso il parlamentare di Si.