16 aprile 2024
Aggiornato 08:30
MotoGP

Beltramo intervista Gibernau: «Perché sono tornato in MotoGP»

L'ex pilota è rientrato nel paddock del Motomondiale nel 2017, per lavorare al fianco di Dani Pedrosa: «Gli ho detto che la mia vittoria sarebbe stata vederlo sorridere di nuovo»

VALENCIASete Gibernau, un grande pilota, un personaggio tornato nel Motomondiale nel 2017, dopo anni di assenza. Ti è servito un processo umano, personale?
Sempre. La vita è fatta di tappe, tante diverse. L'importante è, quando se ne chiude una, che tu ne apra un'altra, reinventandoti. Solo così si può trovare la felicità, quella che cerchiamo un po' tutti. Stando bene con se stessi.

Questo hai cercato di comunicarlo anche a Dani Pedrosa, con cui lavori?
Sì, Dani è una persona che conosco da tanti anni. Quando lui ha iniziato a correre, nella Movistar Cup, io ero già nel Motomondiale, e ci siamo trovati bene insieme. Iniziai a chiamarlo «Titanio», perché era piccolino ma forte. Poi, quando ho finito la carriera, me ne sono andato dalla MotoGP e ho lavorato in altri campi. Ma quattro anni fa mi sono ritrovato al cinema con Dani, che in quel momento era un po' giù. Gli ho chiesto come stesse, e lui mi fece subito capire che non stava tanto bene. E da lì abbiamo ritrovato una relazione molto sana. Abbiamo iniziato questo piccolo lavoro, senza nessun obiettivo particolare.

E ti sei ritrovato di nuovo nel paddock.
Negli ultimi due anni voleva che tornassi con lui, perché il Dani che trovavo quando eravamo insieme, nelle gare, mi dicevano, non c'era più. Quindi abbiamo iniziato un percorso di vita nuovo. Mi stavo impegnando in altri bellissimi progetti, nella mia mente non c'era sicuramente l'idea di tornare in MotoGP per tutto l'anno. Ma gli ho risposto: «Se vuoi che io torni, sappi che per me la vittoria è un tuo sorriso. Le gare le hai già vinte in passato, ora voglio vederti più felice». E ora sto vedendo un Dani più simile a quello che conosco a casa, quando ci alleniamo.

È un percorso che hai dovuto compiere anche tu. Da pilota, eri più felice quando vincevi rispetto a quando perdevi.
Lo facciamo tutti. Quando siamo più giovani e arriviamo qui, siamo molto felici di esserci, parte di un mondo speciale e unico. Ma quelli che hanno la fortuna di trovare la vittoria, poi non sono più felici se non vincono. E ci si dimentica che si vince perché si è felici. Tante volte capita questo, non solo nello sport ma nella vita in generale: a fare lo stesso lavoro, perdi la passione iniziale che ti faceva arrivare allo stesso risultato. E invece aspetti quel risultato per essere felice. Questo è sbagliato.

È la consapevolezza di aver fatto nella vita quello che ti piace, di aver vissuto davvero.
Infatti. Siamo veramente fortunati. Per quello non è giusto che noi non siamo felici, perché la vita ci sta dando tanto.