26 aprile 2024
Aggiornato 04:00
MotoGP | Test Qatar

Sollievo Yamaha: il test della verità inizia con il piede giusto

I tre giorni finali di prove a Losail sono l'ultima chiamata per mettere a posto i troppi guai della M1. Ma il primo si chiude già con Vinales davanti a tutti

Maverick Vinales in azione sulla Yamaha nella prima giornata di test in Qatar
Maverick Vinales in azione sulla Yamaha nella prima giornata di test in Qatar Foto: Michelin

DOHA – Sarà il fatto che il circuito di Losail è circondato a perdita d'occhio dalla sabbia del deserto arabo. Ma nel box della Yamaha, quando ieri, nel pomeriggio locale, si è acceso il semaforo verde dell'ultima tornata di test pre-campionato della MotoGP, si respirava già aria di ultima spiaggia. Il Mondiale deve ancora iniziare, eppure i problemi palesati nei precedenti collaudi dalla M1 in versione 2018 restano tali e tanti da richiedere una soluzione immediata, se la casa dei Diapason non vuole andare incontro a un bis della disastrosa passata stagione. Ma le prove della verità si sono aperte con un insperato sospiro di sollievo: merito di Maverick Vinales, che dal dodicesimo posto dell'ultima sessione a Buriram è balzato direttamente davanti a tutti nel giovedì qatariota. «In particolare in Thailandia abbiamo avuto molti problemi: in staccata il posteriore scivolava molto – spiega Top Gun – Qui abbiamo provato un assetto diverso. All'inizio non mi sono trovato così bene, ho trovato le stesse difficoltà dell'ultima volta, ma dopo qualche modifica ho iniziato a sentirmi sempre meglio ad ogni uscita. E nell'ultima sono riuscito a compiere parecchi giri di fila, cercando di concentrarmi sul mio stile di guida, e mi è sembrato che andasse tutto piuttosto bene. La moto era molto costante, ero a mio agio alla guida, anche se ci sono ancora molte aree da migliorare, specialmente la velocità in curva e la piega». La Yamaha, insomma, è ancora viva, a dispetto delle frettolose dichiarazioni di morte apparente emesse dagli osservatori, a causa di un inverno indubbiamente travagliato. Ma quali sono stati i motivi di questo imprevisto (e comunque provvisorio) riscatto? Gli ingegneri giapponesi, brancolando nel buio, hanno per caso trovato una via d'uscita, o piuttosto è arrivato un aiuto dal circuito amico di Losail, che negli ultimi anni è stato terreno di caccia monopolizzato dai piloti in tuta blu? «Di sicuro questa pista si adatta un po' meglio alla nostra moto – ammette il leader di giornata Vinales, che nel 2017 salì qui sul gradino più alto del podio – Ma comunque abbiamo compiuto dei passi in avanti in quelle aree in cui volevamo migliorare, e questo è molto positivo. Domani cercheremo di concentrarci soprattutto sul freno motore, che è molto importante per dare aderenza al posteriore. Fare confronti con l'anno scorso è difficile, perché abbiamo gomme diverse e una moto diversa. Di certo un aspetto che è rimasto molto positivo è quello delle curve veloci: sono rapido come prima. Ora continuiamo a provare di tutto e poi alla fine deciderò che configurazione della moto usare, all'ultimo momento».

Sesto Valentino Rossi
Anche il compagno di squadra Valentino Rossi, del resto, ha avuto il suo turno di affacciarsi in testa alla classifica, prima di perdere qualche posizione nelle ore conclusive: «Alla fine sono sesto, quindi non faccio le capriole di gioia, ma sono a tre decimi dal primo e non è male – racconta il fenomeno di Tavullia – È stata una buona prima giornata, ma per stare davanti dobbiamo ancora migliorare». La diagnosi del Dottore sembra infatti molto più cauta di quella espressa dal suo vicino di box, e punta il dito più sul circuito che sui reali miglioramenti della moto: «A Sepang siamo andati bene, a Buriram abbiamo faticato e qui sta andando meglio, dipende molto dalla pista. A Losail la M1 va bene e abbiamo anche una buona aderenza dalle gomme. Però la moto è esattamente uguale a quella di due settimane fa in Thailandia, dove avevamo avuto più problemi. Significa che anche quest’anno dovremo convivere con questi alti e bassi tra una pista e l’altra. Ma nessuno sa in che tipo di circuiti andiamo meglio, perché non dipende tanto dal tracciato quanto dal matrimonio fra la moto, le gomme e la tipologia di asfalto. Bisogna arrivarci e poi vedere cosa succede. Oggi, dopo cinque giri, sono arrivato velocemente a un buon tempo, ma sarebbe bello trovare una base che ci permetta di andar forte anche sulle piste in cui soffriremo». Rimane ancora molto da fare, insomma, nonostante i giorni di test che mancano all'esordio stagionale siano soltanto due: «C’è ancora da lavorare sia sul telaio che sull’elettronica – conclude il nove volte iridato – Ora analizzeremo i dati e domani avremo delle piccole novità da sperimentare, poi ci concentreremo sull'assetto per trovare un migliore bilanciamento della moto. Ho avuto un po’ di problemi con la gomma anteriore, che dopo qualche giro si rovina e mi costringe a rallentare. Non è un comportamento anomalo su questa pista e dipende molto dall'assetto e dal bilanciamento della moto: domani lavoreremo su questo punto. Poi dovremo concentrarci sull’elettronica per cercare di fare funzionare bene le gomme: quello che ci è mancato in Thailandia».