19 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Il mistero del campionissimo

Schumi, due anni dopo è ancora silenzio. Perché?

Sono trascorsi esattamente due anni dal terribile incidente sugli sci che ha rovinato la vita di Michael Schumacher. Ma la sua famiglia continua a mantenere la bocca chiusa sulle sue reali condizioni di salute. Il suo avvocato ne spiega il motivo

GINEVRA – Era il 29 dicembre 2013, esattamente due anni fa. Una soleggiata mattina domenicale di neve fresca sulle montagne di Meribel, dove Michael Schumacher stava festeggiando le vacanze natalizie, come ormai faceva da molti anni, insieme alla moglie Corinna e al figlio allora 14enne Mick. L'ex leggenda della Formula 1, ormai appeso definitivamente il casco al chiodo, non aveva perso l'amore per la velocità ed era uno sciatore esperto: tanto da permettersi un'emozionante uscita fuori pista. Ma il destino, quella volta, era in agguato. Alle 11:16, mentre si lanciava in discesa tra due piste ripide, Schumi è scivolato a tutta velocità sulla sua destra e ha sbattuto violentemente con la testa contro una roccia. Tanto violentemente da spaccare in due perfino il casco protettivo. Il resto, come si suol dire, è storia. La corsa disperata all'ospedale di Grenoble; la lotta per la vita; i nove mesi di coma indotto; il ritorno nel settembre 2014 alla sua residenza svizzera di Gland, sul lago di Ginevra, trasformata per l'occasione in una vera e propria clinica privata, dove un'equipe di specialisti si prende cura di lui durante la sua lunga e penosa riabilitazione.

Silenzio totale
Due anni sono trascorsi, come dicevamo. Due anni di silenzio pressoché completo da parte dei familiari più stretti e della sua ex manager Sabine Kehm, diventata nel frattempo unica portavoce ufficiale degli Schumacher. Di certo si sa solo che di tanto in tanto l'ex campione fa qualche piccolo progresso, ma anche che i danni riportati a livello cerebrale sono stati gravissimi, così gravi da lasciare ben poco spazio alle speranze. Per il resto, i tanti tifosi che ancora oggi provano un grande affetto per la storica bandiera della Ferrari e della Mercedes, e che non vedono l'ora di ricevere buone notizie al riguardo, si devono accontentare di qualche voce o indiscrezione non confermata che spunta a macchia di leopardo sulla stampa tedesca. Solo per essere puntualmente smentita dalla solita Kehm.

Nessun diritto all'informazione
Va bene la privacy della famiglia, che Schumacher ha sempre difeso con i denti anche quando, da sette volte iridato, aveva puntati addosso i riflettori di tutto il mondo. Ma perché non fare finalmente chiarezza sulle reali condizioni di salute del campionissimo, lasciando invece tutta la vicenda avvolta da questo inspiegabile mistero? A questa domanda ha risposto il suo avvocato, Felix Damm, sostenendo semplicemente che il pubblico non abbia alcun diritto di ottenere informazioni in merito. «L'incidente in sé è stato un evento di storia contemporanea ed è stato giusto raccontarlo – ha dichiarato il legale all'agenzia di stampa tedesca Dpa – Ma ciò non vale una volta iniziata la riabilitazione, da cui il pubblico è escluso, visto che è avvenuta prima in ospedale e poi a casa». Insomma, le domande sono destinate a rimanere tali, perché «non si può chiedere che io scriva un comunicato e faccia luce su tutte le questioni aperte. Al contrario, qualsiasi comunicato porterebbe solo a nuove domande». Rassegnamoci al silenzio, dunque. Proprio mentre, il 3 gennaio prossimo, Michael Schumacher compirà 47 anni. Un altro compleanno triste. E soprattutto solitario.