28 settembre 2023
Aggiornato 20:00
L'intervista alla voce Mediaset

«Vi racconto il vero Valentino che sta sotto il casco»

Giorgio Terruzzi dà un assaggio del suo ultimo libro dedicato al Dottore al DiariodelWeb.it: «Continua a vincere perché è rimasto adolescente. Con la sua voglia di divertirsi e di imparare. E anche con il suo lato oscuro»

ROMA«Grazie Valentino, lettera a un campione infinito». Questo è il titolo che Giorgio Terruzzi, storica voce Mediaset dei motori, ha dato al suo ultimo libro, uscito questa settimana per Rizzoli e che racconta in questa intervista al DiariodelWeb.it. Dedicato, manco a dirlo, al Dottore, proprio nel bel mezzo di una delle stagioni più spettacolari ed entusiasmanti che ci abbia mai regalato. Forse la stagione della sua definitiva consacrazione nell’olimpo dello sport di tutti i tempi.

Giorgio, per cosa noi tifosi italiani dobbiamo ringraziare Valentino Rossi?
Sono vent’anni che ci fa divertire, che ci entusiasma, che ci sorprende, che ci dà compiutezza e leggerezza. Ma anche voglia di lavorare e migliorare, non semplicemente di lasciar correre il talento. Questo è un insegnamento per tutti: si può cambiare e si possono migliorare i propri difetti. Indipendentemente da come vada questo Mondiale, è un campione che ci ha regalato tante belle domeniche, ma anche simpatia, freschezza, divertimento… E poi, come il suo casco su cui sono disegnati il sole e la luna, anche lui ha un suo lato d’ombra, riservato e meno visibile, ma molto interessante.

Questa sua forte carica umana che ruolo gioca nelle sue vittorie sportive?
Credo che lui abbia congelato una parte di sé adolescente, che gli permette di divertirsi ancora come faceva quando cominciò, e anche di tenere vispa la ferocia agonistica di chi non è sazio. Poi, come ho detto, ha anche una parte di sé più tenera e fragile, molto nascosta. Noi siamo abituati a vedere questi ragazzi con la tuta e l’elmo, come guerrieri forti, duri e veloci, ma lui ha anche questo lato più simile a noi, che si intravede appena e che magari uscirà fuori solo un domani.

Da cosa lo intravedi?
Dalla sua incapacità di trattare i propri sentimenti in pubblico, dalla voglia molto accanita che ha di difendere la sua vita privata, dalla rete di affetti che nonostante l’enorme popolarità è riuscito sempre a proteggere. Questo, per come lo conosco, mi fa pensare a una persona più complessa e ancora più ricca.

È per questo che alla sua età riesce ancora a mantenere questi livelli?
Ha ancora voglia di correre, di mettersi in discussione. E anche di imparare, visto che negli anni ha cambiato il suo modo di correre.

Gli piace quello che fa, insomma.
Moltissimo. Ed è sveglio, intelligente, è una delle persone più dotate che io abbia conosciuto in tutta la mia vita: analizza la realtà e si muove di conseguenza. Sa che non può disputare una stagione come quelle passate e quindi cerca di dosare le sue forze, con capacità sconcertante. Per i suoi avversari, che appartengono alla generazione successiva, incontrare uno così è una bega.

E per chi lo deve raccontare come te?
A volte mi accusano di non trattarlo come gli altri. È vero, perché lui non è come gli altri. E a noi giornalisti, in particolare, ha fatto vivere una lunga stagione di champagne e caviale tutte le domeniche.

È il più grande campione che tu abbia mai incontrato nella tua carriera?
Difficile dirlo. Io ho avuto la fortuna di seguire tutto Senna, tutto Schumacher e tutto Valentino e ho roba da raccontare ai miei nipoti per un bel po’. Ma è difficile paragonarli: ognuno ha una sua particolarità. Senna era un mio coetaneo e quindi avevamo un’affinità speciale, verso Valentino ho un atteggiamento più paterno. E mi preoccupo per lui, visto che le moto, a differenza delle automobili, hanno i corpi esposti.

Però è l’unico che hai citato delle due ruote…
Stiamo parlando di un fenomeno assoluto, come ne nasce uno ogni tanto. A noi è andata bene perché l’abbiamo preso in pieno.

Ma se dovessi giocarti il famoso euro sulla vittoria del Mondiale?
Non lo scommetto, perché io i pronostici li sbaglio tutti. Ma penso che, per certi versi, non sia così importante. Valentino potrebbe anche arrivare quinto e comunque avrebbe dato abbastanza: a metà campionato è in testa, in un anno in cui non era previsto, ci ha regalato quattro vittorie ognuna inattesa, divertente e intensa. Io sono contento così, poi come va va…