2 maggio 2024
Aggiornato 18:00
Calcio

Brasile, il presidente Dilma difende il Mondiale.

Coreografica protesta aBrasilia, dove sono stati esposti dodici palloni giganti con una croce rossa. Il n. 1 brasiliano però difende il suo governo ed accusa la Fifa.

BRASILIA - Dodici palloni da calcio giganti, simbolo di altrettante città brasiliane che ospiteranno la Coppa del Mondo che comincerà il 9 giugno, sono stati portati davanti al Parlamento di Brasilia in segno di protesta contro le somme investite per questo evento internazionale. «Vogliamo che le istituzioni pubbliche chiedano perdono alla nazione perché non hanno mantenuto le loro promesse: hanno speso una fortuna in denaro pubblico in settori non essenziali», ha dichiarato Antonio Carlos Costa, fondatore dell'ong "Rio dela Pace" che ha piazzato palloni di due metri di diametro. L'ong esige che la presidente Dilma Rousseff, probabile candidata alla rielezione, si impegni ad avviare lavori che giovino alla popolazione. «Vogliamo degli obiettivi dal governo, vogliamo essere trattati come la Fifa per la costruzione degli stati; vogliamo sapere quanti ospedali e quante scuole saranno costruiti in quattro anni», ha dichiarato il responsabile.

IL PRESIDENTE DILMA SI DIFENDE - Il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, dal canto suo, continua a difendere l'organizzazione del Mondiale di calcio che scatta il 12 giugno, malgrado critiche e polemiche scatenate da costi e ritardi nei lavori. Rousseff ha in parte scaricato sulla FIFA la lievitazione dei costi dei dodici stadi del torneo, nel corso di una riunione informale con i corrispondenti della stampa estera a Palazzo Alvorada, la residenza presidenziale a Brasilia. Quando il Paese sudamericano si vide assegnare l'organizzazione del Mondiale nel 2007, la Fifa aveva secondo il presidente assicurato che gli stadi sarebbe stati finanziati dai privati. Quando invece il governo ha accertato che nemmeno la metà di uno stadio aveva visto la luce, ha spiegato in questo incontro (durante il quale i giornalisti hanno potuto prendere appunti ma non registrare le sue parole), è stato costretto a intervenire a livello economico. La maggior parte degli investimenti pubblici effettuati dal 2007, ha rivendicato Dilma, è stato per il Brasile e non per il Mondiale. Ha citato nel dettaglio la ristrutturazione degli aeroporti e i lavori di mobilità urbana che alcune città ospitanti non avrebbero progettato se non prima di numerosi anni senza la prospettiva del Mondiale di calcio. Ha tuttavia riconosciuto che alcuni cantieri saranno chiusi solo dopo la fine del torneo. L'organizzazione costosa e caotica della Coppa del Mondo - quattro dei dodici stadi non sono ancora ultimati a nove giorni dall'inizio - ha scatenato un vespaio di polemiche. I brasiliani erano massicciamente scesi in piazza nel giugno 2013, in occasione della Confederations Cup, per reclamare l'adeguamento agli "standard Fifa" dei servizi pubblici basilari: trasporti, sanità, istruzione.