27 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Contratto calciatori

Tommasi: «La super tassa è un pretesto. Senza firma non si gioca»

Beretta: «Dalla Lega richieste chiare». De Laurentiis: «Beretta? Non conosce il calcio». DiBenedetto: «L'impatto dello sciopero può essere enorme»

MILANO - Un'ora di faccia a faccia organizzato negli studi di Sky Sport. Da una parte il presidente dell'Assocalciatori, Damiano Tommasi, dall'altra il presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta. Sessanta minuti per ribadire le rispettive posizioni e non cambiare di una virgola il proprio pensiero: il muro che divide le società e i calciatori resta granitico, compatto. Senza crepe. E mentre ci si chiede quando comincerà il campionato, c'è da domandarsi anche se qualcosa sta cambiando nel giudizio dell'opinione pubblica che, prima del duello televisivo Tommasi-Beretta, aveva preso una posizione netta: la colpa è tutta dei calciatori.
«Da tempo siamo senza contratto collettivo, scaduto il 30 giugno 2010 - ha attaccato Damiano Tommasi -. L'anno scorso era stato trovato un accordo a dicembre dopo lunga trattativa e lo sciopero era stato sospeso. Poi l'accordo è rimasto inapplicato fino al 30 maggio e da lì in poi ci sono stati problemi. Da dicembre a maggio abbiamo giocato sulla base della fiducia di una firma sul contratto che la Lega aveva promesso. E senza firma non si gioca, non c'è nessuna trattativa».
La replica di Beretta non si è fatta attendere: «La Lega ha chiesto un impegno esplicito sul pagamento del contributo di solidarietà e una regola che consenta agli allenatori che hanno a che fare con rose ampie di organizzare gli allenamenti secondo priorità tecniche e non per forza tutti insieme». Come dire: sia chiaro per tutti, la serrata l'hanno decisa i calciatori.

Tommasi: «La supertassa è un pretesto» - Al di là dei tecnicismi sull'articolo 7 del contratto collettivo (quello relativo ai fuori rosa) è il contributo di solidarietà, previsto nella manovra finanziaria del governo, a scaldare gli animi e ad alzare la temperatura della discussione. Comincia Tommasi: «I sondaggi e l'opinione pubblica sono contro di noi? Andrebbe chiesto alle persone se sanno perché si fa sciopero. E a quelli che rispondono sì bisognerebbe chiedere di chi è la colpa a loro avviso. Nessun calciatore ha mai detto: non pago la super tassa. Anzi, abbiamo detto che la pagheremo nei tempi e nei modi che saranno previsti dalla legge. Nessuno si è mai lamentato».
Una spiegazione che non convince Maurizio Beretta: «Se, a prescindere dalla forma del contributo di solidarietà, ci fosse stato un impegno scritto da parte dei calciatori a sostenerlo, non si sarebbe arrivati a questo punto». E sul rischio della Lega di essere commissariata, Beretta taglia corto: «Non vedo su quali presupposti. Il commissariamento presupporrebbe un non funzionamento della Lega che non mi pare ci sia».

De Laurentiis: «Beretta? Non conosce il calcio» - «Questo contratto è vecchio e completamente sbagliato. Non lo posso condividere». Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, commenta così ai microfoni di RaiSport il mancato accordo con i giocatori. La
questione è stata affrontata nel modo sbagliato. L'errore più grande è di aver chiesto e pensato di affidare ad un uomo non di questo mondo (Beretta, ndr) la presidenza della Lega Calcio. Per fare un esempio, la Marcegaglia, presidente di Confindustria, è una donna che conosce molto bene il mondo dell'industria e può capire i problemi legati a quel settore».

DiBenedetto: «L'impatto dello sciopero può essere enorme» - «Lo sciopero, dal mio punto di vista, non è mai una cosa salutare. Al momento, da quanto ho potuto capire, ci sono un paio di questioni ancora in sospeso tra le società e i calciatori, ma penso che dovrebbero trovare un accordo. Se lo sciopero si risolve in fretta, credo che le conseguenze potrebbero essere non troppo gravi». Il nuovo proprietario della Roma, il finanziere statunitense Thomas DiBenedetto, dice così riguardo il rinvio della prima giornata del massimo campionato italiano a causa del mancato rinnovo del contratto collettivo tra Assocalciatori e Lega di Serie A. DiBenedetto, assieme ai soci americani Pallotta, Ruane e D'Amore, ha da poco acquistato il pacchetto di maggioranza del club giallorosso. «Negli Stati Uniti c'è innanzitutto una situazione economica molto difficile - ha aggiunto DiBenedetto nel corso di una intervista esclusiva rilasciata a Sky Sport24 -, per questo i tifosi non sono molto solidali con i giocatori, che guadagnano davvero molto, sicuramente molto più della media dei cittadini». «Credo che l'impatto possa essere enorme - ha concluso -, perchè in passato, in occasione di altri scioperi c'è voluto del tempo perchè i tifosi tornassero ad appassionarsi alle proprie squadre. Quindi, questo tipo di sciopero può fare molti danni al business dello sport».

Fenucci (Roma): «Si può raggiungere accordo annuale» - «Sciopero? Su queste tematiche la Lega calcio dovrebbe tenere una posizione unitaria e affidare la comunicazione agli organi istituzionali». Claudio Fenucci, amministratore delegato della Roma, dice la sua sulla questione sciopero in un'intervista rilasciata all'Adnkronos. «Per quanto riguarda la posizione della Roma, ritengo che si possa arrivare ad un accordo, almeno per un anno, con l'impegno di ridiscutere alcune tematiche che vanno al di là anche di quelle del soggetto di scontro tra calciatori e società».