29 aprile 2024
Aggiornato 10:00
In 20 squadre firmano lettera aperta dell'AIC

Serie A in rivolta: «Contratto o non giochiamo»

Albertini: «C'è tempo». Beretta: «Così non firmeremo mai». Poliziotti: «Sciopero offensivo, pensino a fare beneficenza»

ROMA - «Senza la firma sul contratto non è possibile giocare il campionato». E' questo l'appello dei 20 capitani delle squadre di serie A sottoscritto attraverso una lettera aperta dell'Aic (Associazione italiana calciatori) all'opinione pubblica, su cui hanno posto la loro firma, tra gli altri, anche Del Piero, Totti, Gattuso e Javier Zanetti.
«In occasione dell'inizio della stagione agonistica con la partita della Supercoppa giocata ieri tra Milan ed Inter, i calciatori di serie A, come anticipato nei giorni scorsi dal presidente Aic Tommasi, vogliono portare a conoscenza dell'opinione pubblica la sconcertante situazione attualmente in atto per il rinnovo del contratto collettivo - è l'inizio della lettera - Riteniamo, quindi, che senza la firma dell'accordo collettivo non sia possibile cominciare un nuovo campionato e, per questo motivo, siamo certi che la Lega di serie A terrà fede agli impegni assunti sottoscrivendo il Contratto già siglato dall'Assocalciatori in data 30 maggio 2011».

Ecco l'elenco completo dei firmatari squadra per squadra:
ATALANTA: Giampaolo Bellini BOLOGNA: Marco Di Vaio CAGLIARI: Michael Agazzi e Daniele Conti CATANIA: Marco Biagianti e Ciro Capuano CESENA: Giuseppe Colucci e Maurizio Lauro CHIEVO: Sergio Pellissier FIORENTINA: Alessandro Gamberini e Manuel Pasqual GENOA: Alessio Scarpi ed Emiliano Moretti INTER: Javier Zanetti e Paolo Orlandoni JUVENTUS: Alessandro Del Piero e Giorgio Chiellini LAZIO: Guglielmo Stendardo e Tommaso Rocchi LECCE: David Di Michele e Guillermo Giacomazzi MILAN: Rino Gattuso, Massimo Ambrosini e Marco Amelia NAPOLI: Paolo Cannavaro e Morgan De Sanctis NOVARA: Raffaele Rubino e Alberto Fontana PALERMO: Fabrizio Miccoli PARMA: Stefano Morrone e Daniele Galloppa ROMA: Francesco Totti e Simone Perrotta SIENA: Simone Vergassola e Luca Rossettini UDINESE: Antonio Di Natale e Giampiero Pinzi.

Albertini: «C'è tempo» - La Lega deve firmare gli accordi che ha preso nel corso della lunga trattativa per il rinnovo dell'accordo. Lo ha detto Demetrio Albertini, vice presidente della Figc, ai microfoni di SkySport24. «C'è stata una trattativa portata avanti da un anno a questa parte da una delegazione della Lega e da una dell'assocalciatori - ha detto Albertini - Si è trovato un accordo che ha di fatto fermato uno sciopero che era già stato annunciato. Dopo che si era trovato l'accordo, con la Federazione a fare da superpartes, non si è arrivati alla firma. La firma è quello che chiedono i calciatori. Tommasi, come sempre, ha fatto il giro dei ritiri e i capitani hanno chiesto
regole certe. A oggi c'è tutto il tempo per arrivare all'accordo. Mi auguro che il tempo sia sufficiente per vedere la firma della Lega sul contratto. I giocatori, ancora prima che del contratto si parlasse nelle due assemblee, hanno chiesto a Tommasi come mai non c'è ancora la firma sul contratto. E i giocatori, insieme all'assocalciatori, hanno detto che il campionato deve iniziare con delle regole certe e quindi con il contratto firmato».

Tommasi: «Non è uno sciopero» - «Ogni volta che i calciatori annunciano una protesta, si accende la miccia e tornano a deflagrare i luoghi comuni e le frasi fatte». Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori, non si meraviglia delle accuse ai 'ricchi' che scioperano. «Ma non è uno sciopero - ribatte l'ex centrocampista della Roma e della nazionale - Qui non si discute alcuna questione economica, ma solo il diritto di ciascuno giocatore ad allenarsi con la prima squadra: ma se è davvero quello il problema, bisogna chiederlo ai presidenti.
Perché noi abbiamo firmato l'accordo, loro dopo averlo raggiunto a parole non lo hanno sottoscritto». Tommasi prova a spiegare i motivi che hanno spinto i 20 capitani della serie A a lanciare l'avviso: «Quando a luglio 2010 ci siamo seduti al tavolo, la Lega voleva discutere otto punti: uno, i cosiddetti trasferimenti forzosi a uno dalla fine del contratto, è stato stralciato. Sugli altri abbiamo trovato l'accordo, ma la Lega non ha firmato, forse vuole cambiare di nuovo il punto sugli allenamenti differenziati. E infatti, ancora oggi ci sono giocatori che lavorano a parte, ai margini della squadra. Difendiamo questo diritto, nulla di più».

La Lega: «A queste condizioni non firmiamo» - «La replica di Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A, si fa attendere poche ore: «A queste condizioni non firmeremo mai, e d'altra parte non si vede perché dobbiamo sottostare con Tommasi a una minaccia, che non abbiamo accettato con Campana. Lo sciopero minacciato dai calciatori è un atto grave e insensibile, a maggior ragione alla luce di quello che sta vivendo il Paese reale. Non dimentichiamo - spiega - che si tratta di 800 giocatori il cui stipendio medio è di oltre un milione di euro all'anno». Beretta chiude la porta alla bozza di contratto già siglata dal sindacato calciatori: «I margini per un accordo però ci sono, basta venirsi incontro». «Il tono dell'Aic - la conclusione di Beretta - è spropositato rispetto ai contenuti, tra l'altro buttare il 90 per cento del lavoro fatto finora per non voler discutere del restante 10 sarebbe folle. Il buon senso può e deve prevalere. Buon senso non significa però adesione incondizionata alle posizioni altrui».

Poliziotti: Sciopero offensivo,pensino a fare beneficenza - Poliziotti contro calciatori. Non è la 'partita del cuore' dell'estate, ma la querelle scaturita dall'ultimatum dei 20 capitani delle squadre di Serie A, che in mancanza del nuovo contratto collettivo minacciano di non far partire il prossimo campionato. Secco e stizzito il commento del Sap, il Sindacato autonomo di polizia: «E' una minaccia ridicola, fuori luogo e offensiva», dice il consigliere nazionale Massimo Montebove.
«Si rendono conto questi ricchi signori che giocano a palla che il nostro Paese è sull'orlo della bancarotta economica, che milioni di cittadini e famiglie sono costretti a fare sacrifici e che migliaia di poliziotti e carabinieri garantiscono ogni fine settimana la loro sicurezza per 1.300 euro al mese, cifra che molti calciatori guadagnano in poche ore ogni giorno?», si chiede il Sap.
«Piuttosto i capitani della serie A, a partire da un personaggio da tutti amato come Del Piero, facciano concretamente un bel gesto e, accanto alla sacrosanta pretesa di garanzie giuridiche per i loro contratti, si riducano almeno per un anno lo stipendio della metà, devolvendo la somma a qualche ente benefico o al fondo assistenza della Polizia di Stato».