25 aprile 2024
Aggiornato 20:00
La polemica

Abete: i premi agli azzurri dalle risorse Fifa

Il Presidente della FIGC: «Noi attenti ai costi. Ci sarebbero meno problemi se il Paese fosse competitivo come nel calcio»

ROMA - Eventuali premi in denaro agli azzurri della nazionale di calcio per i prossimi Mondiali saranno finanziati dagli emolumenti garantiti dalla Fifa e non da denaro pubblico. E in ogni caso, a prescindere dal piazzamento finale dell'Italia, la Federcalcio chiuderà l'avventura in Sudafrica con ricavi superiori alle spese. Lo ha chiarito Giancarlo Abete, presidente della Figc, replicando alla richiesta di «sacrifici» che il ministro della Semplificazione Normativa, il leghista Roberto Calderoli, ha indirizzato agli azzurri sulla base del momento di crisi economica in cui versa il Paese. «E' un dibattito più politico che di politica sportiva», ha detto Abete a Radio Uno: «Le risorse per i giocatori verranno da ricavi connessi al Mondiale», ha spiegato il presidente della Federcalcio, «nel bilancio della federazione c'è un capitolo dedicato a costi e ricavi di Mondiali ed Europei e in queste sezioni siamo in attivo».

PREMI NON DISCUSSI - Abete ha precisato che la federazione non ha ancora discusso con i calciatori della nazionale l'entità dei premi, ma ancor prima della partenza è già chiaro che gli azzurri intascheranno una ricompensa in denaro soltanto nel caso in cui dovessero chiudere l'avventura ai Mondiali tra le prime tre classificate: «I giocatori non hanno posto il problema, dei premi non se ne è ancora parlato - ha detto Abete - così come non se ne parlò prima degli Europei del 2008. La dirigenza sportiva della federazione, tra l'altro, è molto attenta alle compatibilità economiche. Io da 22 anni sono in federazione e in questo periodo non ho percepito neanche una diaria. Noi diamo il buon esempio da sempre».

CALCIO COMPETITIVO - A proposito di esempi Abete, invitato a commentare l'invito del ministro Calderoli a ridurre gli ingaggi percepiti dai calciatori nei rispettivi club, ha ricordato la storica competitività del calcio italiano: «Se il Paese a 360 gradi avesse avuto la stessa competitività che ha avuto il nostro calcio forse avremmo avuto qualche problema in meno», ha detto il presidente federale. «L'attenzione nei confronti del momento del Paese è doverosa», ha aggiunto il presidente della Figc, «ma garantisco la grande attenzione che noi abbiamo come dirigenza sportiva. Qualunque premio venisse pagato sarebbe compreso comunque nei ricavi e in caso di vittoria daremmo l'immagine di Paese vincente, perché lo sport è un momento di comunicazione fondamentale». Quanto agli stipendi che le società garantiscono ai calciatori Abete ha puntualizzato che «la Figc può fare una operazione di stimolo sui club, ma i club spendono risorse private»: «E poi anche i premi per i Mondiali costituirebbero monte imponibile, avere giocatori che guadagnano bene vuol dire introiti per il nostro Stato», ha aggiunto Abete.