20 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Calcio. Serie A

Beckham, l’inutile modello del Milan

Il giocatore inglese ormai gioca in un metro quadrato e sembra privo di muscoli, polmoni e cuore

Se quello che abbiamo visto ieri sera è il Milan della rimonta, Massimo Moratti può dormire sonni tranquilli: dai cugini non ha nulla da temere, perlomeno fino a quando non ci sarà un ribaltone nei piani alti della dirigenza rossonera.
A decretare il tracollo del Milan, in un derby giocato per tre quarti del tempo con un uomo in più, non è stata infatti una differenza di tasso tecnico, ma una visione arcaica del calcio evidenziata dai giocatori in campo, dall’uomo che li guida dalla panchina e dai dirigenti che hanno messo in piedi un team velleitario e zeppo di contraddizioni.

Vedette assoluta del festival degli equivoci messo in mostra dai rossoneri è stato Beckham, il giocatore-modello che ormai si dedica esclusivamente all’eleganza e si comporta in campo come ad una sfilata di alta moda dei fondamentali del gioco del calcio.
Il marito di Victoria Adams è infatti ancora in grado di mostrare un vasto repertorio di calligrafia calcistica. Il suo piede è ancora vellutato, ma ha completamente dimenticato che il calcio non può a fare a meno di muscoli, polmoni e soprattutto cuore.
Mister Beckham ha invece deciso che per guadagnarsi ancora un lauto stipendio basta prendersi in appalto una fetta periferica di campo e da lì scagliare palloni verso il centro, con la stessa cecità ripetitiva delle macchine che sputano palline da tennis per allenamenti solitari.

La partita di ieri è stata contrassegnata dalle grandi sgroppate del giovane Abate che, rimasto senza avversari da controllare dopo l’espulsione di Sneijder, ha continuato a proiettarsi a grande velocità in avanti fino al capolinea Beckham, al quale ha consegnato docilmente decine di palloni la cui destinazione finale è stata invariabilmente la testa di uno dei centrali dell’Inter o le mani possenti di Julio Cesar.
Ma quel lancio senza anima indirizzato ogni volta dalla pantofola d’oro di Beckham verso l’area dei nerazzurri, non avrebbe potuto farlo, molto probabilmente con maggiore incisività, lo stesso Abate, che per di più nasce ala? Perlomeno si sarebbe evitato che della polvere si depositasse sugli scarpini immacolati del baronetto.
Sarebbe interessante sapere chi lo ha scritto il copione recitato per tutta la sera sulla destra del campo dalla coppia Abate- Beckham.
Forse non c’era stata premeditazione ed è stato solo frutto della sudditanza del giovane Abate nei confronti della star di Hollywood. Può darsi. Ma allora c’è da chiedersi quale trave sia finita ieri sera nelle pupille del mister rossonero, che fino all’ultimo è rimasto a gustarsi lo spettacolo platonico della coppia Abate-Beckham facendo finta di nulla.

Purtroppo non è stata l’unica cosa sfuggita nel derby al sagace Leonardo Nascimento de Araujo.
Non si è accorto, per esempio, che Borriello ogni volta che saltava sui palloni alti (gli unici che gli sono stati serviti) arrivava si e no alla spalla delle colonne difensive dell’Inter.
Leonardo non si è nemmeno accorto che Inzaghi, l’unico in grado con la maglia rossonera di ispirare finalmente un cambio di traiettoria agli inutili palloni volanti di Beckham e compagni, gli ha trotterellato davanti alla panchina sotto per tutto il secondo tempo in attesa di una chiamata che non c’è stata.
Se l’Inter ieri sera ha giocato in dieci per buona parte della partita, il Milan, grazie alla lungimiranza di chi ha comprato Beckham, in dieci è rimasto fin dal suo ingresso in campo.

Forse i tifosi del Milan si dovrebbero chiedere, invece, che cosa ha impedito ai dirigenti rossoneri di mettersi in corsa per accaparrarsi quel panzer di Pandev che, se ieri sera ha fatto la differenza nel derby, per il resto del campionato e della Champions League si rivelerà la marcia in più di cui Mourinho aveva bisogno.
Ma voi uno nelle condizioni psico-fisiche di Beckham lo avreste fatto giocare contro l’Inter?