Doping, Fifa e Uefa: «no» a norma reperibilità antidoping Wada
Controlli sì ma al campo di allenamento e non riferiti al singolo
ROMA - In seguito al meeting congiunto tenuto lo scorso 8 dicembre a Vienna, alla decisione del comitato esecutivo della Fifa del 19 marzo e a quella del comitato esecutivo della Uefa arrivata oggi a seguito dei due giorni di incontri tenuti a Copenaghen, le due organizzazioni hanno formalmente respinto l'attuazione della regola sulla reperibilità degli atleti per i controlli antidoping varata dall'agenzia mondiale Wada.
Nel comunicato con il quale annunciano la comune presa di posizione, Fifa e Uefa intendono sottolineare «le fondamentali differenze» che intercorrono fra il singolo atleta, che si allena da solo, ed un membro di una squadra, presente nell'impianto sei giorni su sette e per tanto «facile da localizzare». Fifa e Uefa sottopongo alla Wada la possibilità di sostituire la norma della reperibilità del singolo con una da riferire al collettivo rappresentato, presso le infrastrutture della squadra.
Fifa e Uefa concedono poi alla Wada la possibilità di monitorare i singoli atleti protagonisti di precedenti infrazioni al regolamento antidoping, per calciatori costretti ad inattività per lunghi infortuni e per quelli non chiamati a vivere quotidianamente la realtà della squadra presso il campo di allenamento. Fifa e Uefa non accettano poi la possibilità di concedere la reperibilità degli atleti nel corso delle vacanze. Il tutto esaminati i fatti sia dal punto di vista politico che giuridico, seguendo il principio fondamentale del rispetto della privacy dell'atleta.
- 07/11/2018 Doping, Magnini squalificato 4 anni: «Sentenza ridicola»
- 11/12/2017 Vuole essere come braccio di ferro, si inietta il Synthol e rischia l'amputazione delle braccia
- 06/10/2017 Doping nel nuoto, Filippo Magnini e Michele Santucci indagati
- 08/06/2016 Sharapova, stop fino al 2018: «Ingiusto, farò appello»