19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Cancro al pancreas

Tumore del pancreas, la sopravvivenza aumenta se si fa la chemio prima dell’intervento

Uno studio clinico indipendente e tutto italiano coordinato dall’IRCCS Ospedale San Raffaele mostra che la chemioterapia neoadiuvante aumenta la sopravvivenza nel cancro al pancreas

Pancreas
Pancreas Foto: Cherries | shutterstock.com Shutterstock

MILANO – In un’epoca in cui si fa un gran parlare di immunoterapia, e della svolta nella cura dei tumori, menzionare ancora la chemioterapia può sembrare anacronistico. Ma, anche se probabilmente la ‘via della chemio’ verrà abbandonata, al momento è ancora una terapia utilizzata – specie in abbinamento proprio dell’immunoterapia. Se poi si tratta di un tipo di cancro particolarmente aggressivo e difficile da curare come quello al pancreas, la scoperta fatta dai ricercatori italiani mostra che in certi casi la chemioterapia è ancora utile.

La scoperta
Lo studio clinico tutto italiano e indipendente, coordinato dai medici e ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele (una delle 18 strutture di eccellenza del Gruppo ospedaliero San Donato), ha dimostrato che, se fatta prima dell’intervento di rimozione del tessuto malato, la chemioterapia neoadiuvante aumenta notevolmente la sopravvivenza dei pazienti operati per tumore del pancreas, si legge nel comunicato del San Raffaele.

Un tumore ostico
Il cancro del pancreas, ricordano dall’IRCCS San Raffaele, è considerato uno dei tumori più aggressivi e solo nel 20% dei casi può essere operato subito dopo la diagnosi. Un fatto che, da sempre, ha influito sulla possibilità di guarirne. Il problema è che spesso quando viene identificato il tumore, questo presenta già metastasi o ramificazioni tumorali che ne impediscono l’asportazione radicale. Per chi invece la diagnosi arrivava per tempo, e poteva dunque essere sottoposto a intervento chirurgico, la procedura standard prevedeva che, dopo l’operazione, si procedesse alla somministrazione della chemioterapia. Ora, la ricerca appena pubblicata ha messo in discussione questa pratica ed è la prima in assoluto a evidenziare in modo chiaro il ruolo della chemioterapia neoadiuvante nelle persone con adenocarcinoma del pancreas operabile.

Guarigione compromessa
«Sebbene la chirurgia sia un’arma molto efficace per il tumore al pancreas – spiega il dottor Gianpaolo Balzano, chirurgo del pancreas dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – la guarigione può essere compromessa dalla presenza di micrometastasi, cioè metastasi troppo piccole per essere evidenziate. L’unico trattamento efficace per combattere le micrometastasi è la chemioterapia. Tuttavia, quando applichiamo il trattamento standard e operiamo il paziente, l’inizio della chemioterapia viene posticipato di alcuni mesi per consentire al malato di riprendersi dall’intervento. Inoltre, molti pazienti non possono cominciarla affatto per possibili complicanze o difficoltà nella ripresa postoperatoria». Ecco perché la differenza può essere creata proprio con la terapia neoadiuvante.

Lo studio
Per questo studio, medici e ricercatori dell’Unità di Chirurgia del pancreas e dell’Unità di Oncologia medica hanno preso in esame 88 pazienti, suddivisi in tre gruppi. Le persone afferenti al primo e al secondo gruppo sono state subito operate per rimuovere il tumore e successivamente sottoposte a 6 cicli di chemioterapia: il primo gruppo con un unico farmaco – ossia l’attuale terapia standard – mentre il secondo gruppo con un cocktail di quattro farmaci. I soggetti appartenenti al terzo gruppo sono stati invece sottoposti prima dell’intervento a tre cicli di chemioterapia neoadiuvante con lo stesso cocktail di farmaci del secondo gruppo. Dopo di che, sono stati operati e hanno completato il trattamento con altri tre cicli di chemioterapia. In quest’ultimo gruppo la sopravvivenza a cinque anni è risultata notevolmente maggiore: il doppio rispetto al secondo e addirittura il quadruplo rispetto al primo gruppo.

I risultati
«Questo studio è l’avvio di una vera e propria rivoluzione nel trattamento del tumore del pancreas operabile – dichiara nel comunicato il dottor Michele Reni, oncologo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e primo autore della ricerca – Nei pazienti trattati prima dell’intervento con il cocktail di farmaci abbiamo osservato una sopravvivenza a cinque anni del 49%. La percentuale scende al 24% nel gruppo che aveva ricevuto lo stesso cocktail chemioterapico dopo l’intervento e al 13% nei pazienti che avevano ricevuto il trattamento standard, cioè la chirurgia seguita da chemioterapia con un solo farmaco».
«Il lavoro è frutto di una ricerca indipendente resa possibile anche grazie al supporto di MyEverest Onlus. Questa è la dimostrazione di quanto le associazioni di pazienti possano giocare un ruolo determinante nel garantire il sostegno e l’indipendenza della ricerca scientifica», concludono Reni e Balzano. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet Gastroenterology & Hepatology.

‘Safety and efficacy of preoperative or postoperative chemotherapy for resectable pancreatic adenocarcinoma (PACT-15): a randomised, open-label, phase 2–3 trial’ di Michele Reni, Gianpaolo Balzano, Silvia Zanon, Alessandro Zerbi, Lorenza Rimassa, Renato Castoldi, Domenico Pinelli, Stefania Mosconi, Claudio Doglioni, Marta Chiaravalli, Chiara Pircher, Paolo Giorgio Arcidiacono, Valter Torri, Paola Maggiora, Domenica Ceraulo, Massimo Falconi, Luca Gianni.