28 agosto 2025
Aggiornato 02:00
Alimentazione e Parkinson

Latte con pochi grassi: aumenta il rischio di Parkinson

Il latte scremato sembra essere implicato in un maggior rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. Al contrario, il latte intero sembra non avere effetti nocivi sulla salute

Troppo latte scremato aumenta il rischio di Parkinson
Troppo latte scremato aumenta il rischio di Parkinson Foto: Shutterstock

BOSTON - Questa è l’era in cui i grassi spaventano. Indubbiamente una buona parte di colpa ce l’hanno i media che li hanno recentemente presentati come sostanze dannose per la nostra salute. Sono tuttavia molte le ricerche che smentiscono il ruolo dei grassi nell’aumentato rischio cardiovascolare. A patto, però, che non si tratti di grassi trans o proveniente da cibi elaborati. Il latte, invero, è una ricca fonte di grassi buoni e toglierli potrebbe causare danni alla salute.

Latte scremato sotto accusa
Il latte sotto accusa sarebbe quello scremato e quindi a ridotto contenuto di grassi. Secondo quanto è emerso da una recente ricerca condotta dai ricercatori della Harvard TH Chan School of Public Health di Boston, chi beve spesso questo tipo di grasso rischia maggiormente di contrarre la malattia di Parkinson.

Quanto latte?
Consumando almeno tre porzioni – quindi tre tazze – di latte a basso contenuto di grassi ogni giorno si può assistere a un aumentato rischio di Parkinson, rispetto a chi ne consuma solo una. La malattia di Parkinson è una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce il sistema motorio.

Uno studio condotto su larga scala
«Il nostro studio è la più grande analisi che ha esaminato l’associazione tra prodotti lattiero-caseari e il Parkinson condotto fino a oggi», ha dichiarato Katherine Hughes, ricercatrice dello studio. «I risultati forniscono la prova di un modesto aumento del rischio di Parkinson, con maggiore consumo di prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi. Tali prodotti lattiero-caseari, che sono ampiamente consumati, potrebbe potenzialmente essere un fattore di rischio modificabile per la malattia», continua Hughes.

Lo studio
Per arrivare a simili conclusioni, gli scienziati hanno preso in esame i dati provenienti da oltre 80mila donne arruolate nel Nurses’ Health Study e quasi cinquantamila uomini dell’Health Professionals’ Follow-up Study. Il tutto per una durata di 25 anni. Durante tale periodo i partecipanti allo studio sono stati invitati a compilare dei questionari riguardanti la propria salute e alimentazione. In quest’arco di tempo diversi soggetti hanno sviluppato la malattia di Parkinson.

Alimentazione e Parkinson
Durante lo studio i ricercatori hanno valutato l’assunzione di prodotti lattiero-caseari e lo stato di salute dei singoli individui. Tra le varie tipologie di prodotto ci sono il latte, la panna, il formaggio, il burro, lo yogurt e il gelato. Dopo di che, gli scienziati hanno cercato di capire qual era il consumo di alimenti che contenevano latte scremato e intero. Dai risultati hanno potuto dimostrare che non vi era alcuna associazione tra consumo di latte intero e Parkinson, con quello scremato, invece il rischio aumentava in base alla quantità ingerita.

Aumentato rischio
Le persone che avevano consumato almeno tre porzioni di prodotti contenenti latte scremato aveva una probabilità aumentata del 34% di sviluppare il Parkinson. Da ciò si evince che non è il latte, bensì, il tipo di latte ad aumentare la probabilità di ammalarsi. È importante, tuttavia sottolineare che il rischio assoluto era comunque basso e si aggirava intorno all’1%, ridotto allo 0,6% se si consumava latte scremato meno di tre volte al giorno. Lo studio è stato pubblicato nel Journal of Neurology.