19 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Storia dell’umanità

Dalla preistoria a oggi, il Dna dei sardi sopravvive ancora

Il Dna del popolo sardo è sopravvissuto dall’epipaleolitico fino a oggi. Ecco quanto emerso da uno studio internazionale che ha analizzato le caratteristiche del patrimonio genetico dei sardi. Il popolo che conosciamo anche oggi, pare si sia insediato nell’isola a partire dal Mesolitico, circa 11mila anni fa

Dna, quello dei sardi è molto antico
Dna, quello dei sardi è molto antico Foto: Shutterstock

ROMA – Il popolo sardo ha origini molto lontane nel tempo. E il loro Dna, caratterizza ancora oggi questa popolazione. Uno studio internazionale ha infatti evidenziato che ci sono alcune caratteristiche peculiari del loro attuale patrimonio che indicano come l’insediamento nell’isola sia risalente al Mesolitico, il periodo intermedio dell’età della pietra (indicativamente tra il 10.000 e l’8.000 a.C.). Oltre a ciò, si è dimostrata l’esistenza di due origini genetiche ben distinte dei primi abitanti di Matteo Serra.

Un Dna unico
Lo studio pubblicato su Molecular Biology and Evolution, e condotto da un team internazionale di ricercatori, guidato dalla dott.ssa Anna Olivieri, genetista dell’Università di Pavia, ha trovato come il patrimonio genetico dei sardi sia unico nel suo genere. Il Dna dei nostri connazionale pare contenere preziose informazioni sulle origini dell’occupazione della Sardegna nel contesto della preistoria europea.

Un luogo ideale di studio
La Sardegna, come per molte altre isole sparse nel mondo, è uno di quei luoghi amati dagli studiosi per via delle intrinseche caratteristiche ne fanno un oggetto di studio privilegiato, anche a causa delle caratteristiche uniche delle popolazioni che le abitano. La Sardegna, poi, para sia un luogo ideale di studio grazie anche alla sua posizione – si potrebbe dire strategica – nel Mediterraneo.

Lo studio
I ricercatori hanno inteso conoscere le origini genetiche dei sardi. Per questo hanno analizzato il Dna mitocondriale di 3.491 attuali abitanti della Sardegna, per poi confrontarlo con 21 campioni preistorici di stesso Dna mitocondriale, oltre a quelli contenuti in un ampio database di genomi mitocondriali non appartenenti alla popolazione sarda e con quello di Ötzi, la mummia rinvenuta nel 1991 ai piedi del ghiacciaio del Similaun, al confine tra Italia e Austria. Datata attorno al 3300 a.C. (l’età del rame), si ritiene essere la più antica mummia europea.

Anomalie
Il popolo sardo pare essere un qualcosa a sé. Dai risultati delle analisi e i confronti è infatti emerso come il patrimonio genetico dell’isola sia un’eccezione rispetto al panorama genetico europeo. Per esempio, quasi l’80% dei genomi mitocondriali degli attuali sardi appartiene a rami genetici che non si trovano in nessun altro luogo al di fuori della Sardegna.

Dalla preistoria
Non solo il patrimonio genetico dei sardi è singolare, ma è classificato tra i cosiddetti ‘aplogruppi’. In particolare, gli scienziati hanno scoperto che i genomi mitocondriali è suddivisibile in 89 gruppi genetici. Questi aplogruppi si ritiene possano essere comparsi in Sardegna dopo la sua prima occupazione, in un periodo compreso tra il Neolitico (4.000-7.800 anni fa), il Nuragico (2.000-4.000 anni fa) e il post-Nuragico (circa 2.000 anni fa). Ma vi sono alcuni aplogruppi che pare siano ancora più antichi: la cui datazione più probabile è risalente al Neolitico, circa 7.800 anni fa, o anche prima. «Le nostre analisi – spiega Francesco Cucca, dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del CNR di Cagliari e coautore dello studio – suggeriscono la possibilità che diversi aplogruppi potessero essere già presenti nell’isola prima del Neolitico».

Duplice origine genetica
Il popolo sardo avrebbe dunque un’origine antichissima. Ma, oltre a ciò, sarebbe caratterizzato da una doppia, o diversa, origine genetica. I ricercatori stimano che due tra gli aplogruppi più antichi (circa il 3% del totale) abbiano origini geografiche molto diverse. I due aplogruppi sono il ‘K1a2d’ e il ‘U5b1i1’, le cui radici sono rispettivamente attribuite al Vicino Oriente e all’Europa occidentale. Il popolo sardo sarebbe così conservatore di un’eredità genetica unica, derivante in particolare dal relativo isolamento dovuto all’abitare su un’isola, e poi dai numerosi sconvolgimenti demografici che hanno caratterizzato il Continente europeo. «È ormai evidente – sottolinea la dott.ssa Olivieri – che la mobilità umana, l’intercomunicazione e il flusso genetico attorno al Mediterraneo fin dai tempi dell’ultima era glaciale hanno lasciato firme ben precise, che sono sopravvissute fino ai giorni nostri. E alcuni di questi segni del passato sono conservati dai sardi». Un popolo dunque che può vantare origini che si perdono nella notte dei tempi.