26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Salute e danni da sigarette

Vizio del fumo: gli scienziati spiegano perché si diventa dipendenti dalle «bionde»

Il fumo inibisce la produzione del neurotrasmettitore dopamina. La sua scarsità induce le persone a provare maggiore dipendenza. Ma basta smettere per invertire il processo

LUBECCA - Altre brutte news per i fumatori, oltre ai tanto già temuti rischi per la salute che riguardano per lo più il sistema cardiovascolare, respiratorio e immunitario, alcuni scienziati tedeschi puntano il dito anche su alcuni tipi di mediatori chimici. Il fumo, infatti, altererebbe la produzione di dopamina – conosciuta popolarmente con il nome di dopamina.

Una produzione troppo scarsa
Ricercatori tedeschi hanno scoperto recentemente che il cervello produce meno dopamina nei soggetti che fumano da tempo. E tutto ciò è un vero peccato, considerando che tale neurotrasmettitore è direttamente coinvolto con il piacere e con la dipendenza. «Si presume che il cervello si adatti al ripetuto utilizzo di nicotina producendo meno dopamina», ha dichiarato l’autrice dello studio, dottoressa Lena Rademacher della Lubeck University (Germania).

  • Approfondimento: cos’è la dopammina o dopamina
    Si tratta di un neurotrasmettitore prodotto a livello cerebrale, deputato a importanti funzioni. Tra questi ci sono il meccanismo di ricompensa, il sonno, l’umore, l’inibizione della produzione di prolattina, l’apprendimento, la memoria e le funzioni cognitive. Tra le patologie più frequenti associate alla sua alterazione ricordiamo i vari tipi di tossicodipendenza e la malattia di Parkinson.

Lo studio
Ciò che non era ancora ben chiaro ai ricercatori è se il problema si inverte non appena si smette di fumare o se il danno rimane in maniera irreversibile. Per comprendere appieno la questione i ricercatori hanno deciso di effettuare scansioni cerebrali in 15 soggetti fumatori e 30 non fumatori. Dopodiché hanno offerto ai fumatori un trattamento per riuscire a smettere di fumare. Tre mesi dopo aver abbandonato per sempre le sigarette, sono state eseguite ulteriori analisi.

  • Approfondimento: la dopamina legata ad ansia sociale
    Il recettore dopaminergico denominato D2, quando carente, viene associato a problemi di ansia e fobia sociale. Ma anche ad altri disturbi mentali e psichiatri come la schizofrenia, il disturbo bipolare, stati maniacali e ipersessualità.

I risultati delle scansioni cerebrali
Le scansioni cerebrali mostravano come i fumatori producessero mediamente il quindici-venti percento in meno di dopamina rispetto alle persone che non avevano mai fumato. Ma il risultato più strabiliante si è verificato negli ex fumatori. Solo tre mesi dopo aver smesso di fumare la produzione di dopamina era tornata esattamente nella norma – e quindi identica alle persone che non avevano mai fumato.

  • Approfondimento: perché la dopamina è associata al piacere
    Grazie alla dopamina è possibile mediare la sensazione di piacere percepita. Non a caso il nostro cervello la rilascia nei momenti in cui proviamo sensazioni di benessere. Queste possono essere causate dal cibo che mangiamo, dall’attività sessuale o nell’utilizzo di droghe che possono attivare aree cerebrali specifiche come la corteccia prefrontale e il nucleus accumbens.

Si può invertire la dipendenza?
Tutto ciò è un aspetto molto importante per quel che concerne la dipendenza da nicotina. Elevati dosi del neurotrasmettitore dopamina riducono il rischio di dipendenza, mentre basse dosi l’aumentano. Ecco il motivo per cui è complicato smettere di fumare. Sembra che il fumo, in qualche modo, agisca negativamente sulla dopamina e quindi sul nostro controllo della dipendenza. La domanda che però si pongono i ricercatori è se si inizia a fumare perché c’è comunque una predisposizione alla dipendenza o se è solo il fumo che innesca tale meccanismo?

  • Leggi anche: Fumo, si rischia un’emorragia cerebrale. Specie le donne
    Un recente studio ha rivelato che i fumatori, e in particolare le donne fumatrici, hanno maggiori probabilità di subire un’emorragia subaracnoidea, o sanguinamento all’interno del rivestimento del cervello, rispetto alle persone che non fumano.

La risposta è semplice?
Secondo lo studio riportato su Biological Psychiatry, la risposta alla domanda che si sono posti gli scienziati è abbastanza logica: è evidente che è il fumo che inibisce alcuni mediatori chimici e predispone alla dipendenza. Infatti, «Nel caso in cui abbia una predisposizione in origine, le anomalie sarebbero tenuti a persistere con l’astinenza. Al contrario, se la funzione della dopamina si normalizza con l’astinenza questo piuttosto indica che le alterazioni sono state indotte dal consumo di sostanze nocive», conclude Rademacher.