24 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Salute

Lavoro, i turni di notte aumentano il rischio di tumore

Colpa della mancanza di luce solare, l’orologio biologico va in tilt e si compromette il meccanismo di crescita delle cellule controllato dai geni Bmal1 e Per2, i cosiddetti geni «lancetta»

BOSTON –  Lavorare di notte per qualcuno è cosa naturale, mentre per altri l’unico modo per portare a casa lo stipendio. Ma, quale che sia la situazione, i turni lavorativi possono avere un serio impatto negativo sulla salute: si rischia l’insorgenza di un tumore.

Quando l’orologio va in tilt
Lavorare di notte, ossia restare svegli quando non c’è la luce naturale, può mandare in tilt l’orologio biologico, spezzando il naturale ritmo circadiano (o di sonno/veglia). Questa condizione, specie se protratta nel tempo, secondo gli scienziati del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, può provocare l’insorgere di un tumore. Nello specifico, secondo quanto emerso dallo studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, viene compromesso il meccanismo di crescita delle cellule, che si ritiene essere controllato da due geni ‘lancetta’, chiamati Bmal1 e Per2.

La luce artificiale
Dei danni causati dalla prolungata esposizione alla luce artificiale, specie di notte, se ne sono occupati numerosi studi. Il nuovo studio ha tuttavia evidenziato come sia la luce che colpisce la retina e che manda un segnale alla regione cerebrale del nucleo soprachiasmatico cervello a causare il danno. Qui, trova sede proprio l’orologio biologico che comanda le funzioni cellulari in base ai ritmi della giornata, scanditi proprio dall’alternarsi di luce e buio in modo naturale. «La luce – spiega il dottor Thales Papagiannakopoulos, principale autore dello studio – è come un pulsante di reset che azzera l’orologio: quando si perde questo segnale, si perde il ritmo naturale in tutte le cellule dell’organismo».

Le lancette sono fondamentali
Così come lo sono per qualsiasi orologio, le cosiddette lancette biologiche identificate nei geni Bmal1 e Per2, quando perdono il ritmo naturale allora sono guai. «Se si distruggono questi geni in tutte le cellule del corpo – sottolinea l’esperto – il segnale luminoso che si riceve normalmente non provoca più alcun effetto. E’ come prendere un martello molecolare e rompere l’orologio».

Si sviluppa il tumore
Le conseguenze di questa rottura e del mancato funzionamento dell’orologio interno sono molto pesanti, fanno notare i ricercatori. A seguito dei test condotti su modello animale, si è osservato come i geni Bmal1 e Per2 regolino i tempi con cui viene acceso il gene C-myc, che è deputato al controllo della crescita cellulare. Se questi due geni ‘lancetta’ si rompono a seguito per esempio di un danno al Dna o per un alterato ritmo sonno/veglia, il gene C-myc aumenta la sua attività, accelerando di conseguenza la crescita delle cellule. Queste iniziano dunque a proliferare in modo incontrollato e il risultato può essere proprio lo sviluppo di un tumore aggressivo. Oltre ai test su modello animale, i ricercatori hanno osservato gli stessi effetti su biopsie di pazienti con cancro al polmone. Qui, i due geni ‘lancetta’ Bmal1 e Per2 sono risultati molto meno attivi nelle cellule malate rispetto alle cellule sane.