Celiachia, chi ne soffre rischia fratture ossee e osteoporosi
Gran parte delle persone che soffrono di celiachia presenta una bassa densità minerale ossea (BMD), soprattutto i maschi. Gli esperti consigliano un controllo della salute delle ossa per evitare fratture improvvise e l’insorgere dell’osteoporosi
WASHINGTON DC – I celiaci sono a rischio fratture ossee e osteoporosi. Questo quanto afferma un nuovo studio presentato al Digestive Disease Week (DDW) 2015 dai ricercatori dell’Harvard Medical School di Boston. Le persone con celiachia pare abbiano una minore densità ossea (BMD), specie i maschi. Gli esperti consigliano di far controllare la salute delle ossa per evitare problemi anche seri.
UNA MALATTIA COMPLESSA – Gli scienziati ritengono che la celiachia abbia una patogenesi (il meccanismo secondo cui si sviluppa una malattia) assai complessa. Sarebbe il risultato di una interrelazione tra diversi fattori: genetici, ambientali e immunologici. È una patologia seria che, se non trattata in modo adeguato, può essere causa di disturbi quali alcune forme di cancro dell’intestino, linfomi e adenocarcinomi, convulsioni o attacchi epilettici a causa di calcificazioni nel cervello dovute allo scarso assorbimento dell’acido folico. Vi è poi la bassa densità ossea e l’osteoporosi causate dallo scarso assorbimento del calcio. Nelle donne può essere causa di aborto spontaneo e malformazioni congenite. E nei bambini, quando l’esordio è precoce, può influire sullo sviluppo e la statura.
I DANNI ALLE OSSA – I ricercatori, così come precedenti ricerche, hanno documentato come tre quarti degli adulti con celiachia soffrano di osteopenia e osteoporosi. Per questo motivo, gli esperti raccomandano ai celiaci di sottoporsi a un monitoraggio regolare con DXA della salute delle ossa. «Lo scopo del nostro studio – tengono a precisare i ricercatori – è stato quello di chiarire i fattori clinici che possono aiutare nella stratificazione del rischio clinicamente significativo di osteopenia/osteoporosi nei pazienti con malattia celiaca di nuova diagnosi».
IL METODO – I ricercatori hanno condotto una revisione retrospettiva basata sui dati di 308 pazienti celiaci sottoposti a test DXA. Di questi, ne sono stati valutati 241. «In questo studio di soggetti adulti affetti da malattia celiaca di recente diagnosi, il 35% ha avuto un basso BMD sulla valutazione DXA e, nel 19%, questo ha portato a cambiamenti nella gestione clinica – hanno spiegato gli autori – Tuttavia, i nostri dati non suggeriscono alcun caratteristica clinica comune, a eccezione del genere maschile, significativamente predittiva di bassa BMD».
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