28 agosto 2025
Aggiornato 00:00
Caffeina come potenziale arma contro la proteina beta amiloide

Un caffè potrebbe salvarci dall’Alzheimer

Un insolito rapporto tra la proteina beta amiloide e la caffeina ha stuzzicato l’interesse dei ricercatori. Ora, con un nuovo studio si è valutato l’utilizzo della caffeina per ridurre i livelli di beta amiloide quale mezzo per prevenire, trattare e rallentare la progressione della malattia di Alzheimer

NORFOLK – Una tazza di caffè, il piacere più amato dagli italiani, potrebbe salvarci dalla malattia di Alzheimer. Questo quanto suggerito dagli scienziati dell’Old Dominion University di Norfolk, che hanno esplorato il legame tra la caffeina e le placche beta amiloidi, un noto marker dell’Alzheimer.

UNA LUNGA GUERRA – Quella contro l’Alzheimer è una lunga guerra, costellata di mille e mille battaglie. Fino a oggi, tuttavia, non ancora cessata, dato che una cura definitiva non è ancora stata trovata. Ma una speranza pare arrivare da un compagno fedele delle giornate di molti italiani: il caffè. Secondo il dott. Abhishek Mohan e colleghi della ODU, l’utilizzo della caffeina per ridurre i livelli di beta amiloide potrebbe essere un valido mezzo per prevenire, trattare e rallentare la progressione della malattia di Alzheimer.

PROGRESSI – Già precedenti studi avevano indicato nella caffeina un possibile antagonista della malattia Alzheimer, dimostrando che questa sostanza è per esempio in grado di sopprimere lo sviluppo e la diffusione delle placche amiloidi, o bloccare l’infiammazione del cervello. Ora, i ricercatori hanno trovato che la caffeina potrebbe anche agire come una sorta di farmaco. Se gli scienziati statunitensi dovessero aver ragione, potrebbe essere un importante punto di svolta nella cura di questa devastante malattia. L’articolo completo è stato pubblicato sul Journal of Caffeine Research.