26 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Salute in gravidanza

Gestanti: quando gli esami sono troppi e inutili

Il 65% delle gravidanze in Italia ha un decorso fisiologico senza alcun tipo di complicazione

Sebbene il 65% delle gravidanze, in Italia, continui avere un decorso fisiologico senza alcun tipo di complicazione, gli esami ai quali si sottopongono le donne in dolce attesa sono troppi e inutili. Prendiamo le ecografie: la prima si dovrebbe fare all’undicesima settimana di gestazione per conoscere l’età gestazionale e l’indice di translucenza fetale, la seconda alla ventesima settimana (ossia al II trimestre) per individuare la morfologia fetale e verso la trentaduesima settimana (al III trimestre) bisognerebbe fare la terza per verificare la normale crescita del feto. Tre sono infatti le ecografie consigliate ma i dati ci dicono che se ne fanno in media cinque mentre una o due di più dovrebbero essere eseguite solo se la gravidanza è a rischio. In quel caso sono obbligatori nel II e III trimestre il Bitest e Tristest, villocentesi, amniocentesi oltre all’una o due ecografie in più. Ed a proposito di ecografie, i ginecologi si sono pronunciati contro alla nuova mania che è quella di fare il filmino del bebé nel grembo materno, a dispetto dei rischi che corre il nascituro.

Ma quali sono i controlli assolutamente necessari per una mamma in attesa? A gravidanza appena iniziata o comunque nel primo trimestre bisogna fare l’esame completo del sangue(emocromo, gruppo sanguigno, fattore Rh, glicemia, transaminasi…), l’urinocoltura che va ripetuta nel II e III trimestre, la determinazione degli anticorpi gruppo Torch (rosolia, toxoplasma, herpes e citomegalovirus), i markers dell’epatite B e C da ripetere al III trimestre, l’Hiv, anticorpi antieritrociti (test Coombs). Se negli ultimi due anni la donna non si è sottoposta ad un Pap test è bene che lo faccia, come pure è consigliato un tampone vaginale. Sono esami che servono ad escludere anemie, infezioni e a valutare le condizioni generali di salute della coppia e della donna in particolare. Tra la sedicesima e la diciottesima settimana si esegue una curva da carico glicemico. Attorno alla trentaduesima settimana, test per il tempo di protrombina e di tromboplastina per valutare lo stato della coagulazione. Alla trentacinquesima settimana, tampone vagino-rettale che verifica la presenza di streptococco beta-emolitico. Infine alla trentasettesima settimana sarebbe opportuno un elettrocardiogramma.

I ginecologi sono concordi nel dire che va evitata l’eccessiva medicalizzazione della gravidanza che ha portato, tra l’altro, a far detenere all’Italia un record negativo: quello dei parti cesarei che, unico caso in Europa, nel nostro Paese superano il 35%, gravando pesantemente sulle spese sanitarie. D’accordo che la medicalizzazione è importante, ma non se ne deve abusare. E’ questo il messaggio che i duemila consultori familiari cercano di far passare, raccomandando alle future mamme l’allattamento al seno che, come si sa, porta notevoli vantaggi alla salute del neonato. Va detto che in Italia solo il 30% delle donne segue corsi di accompagnamento alla nascita e che, in generale, l’aspetto psicologico delle future mamme è trascurato. Capita spesso che il ginecologo non sappia nulla della partoriente: il suo vissuto, il contesto sociale. Il consiglio che più frequentemente viene dato alla gestante è quello di non ingrassare mentre si dovrebbe dare attenzione all’umore della medesima anche perché, dopo la nascita inizia per la neomamma un periodo di grande vulnerabilità psichica.