19 aprile 2024
Aggiornato 09:30
MIGLIORAMENTI

Si nasce giovani, si diventa vecchi, ma si vive meglio

Secondo una ricerca non è detto che invecchiando peggiori la qualità della vita

E’ una ricerca  destinata a sollevare lo spirito di quanti subiscono un crochet alla mascella quando qualcuno in tram gli fa:» Si segga, signore». Segno che gli ha dato un’età veneranda. Eh già,  si nasce giovani e si diventa vecchi. Ma l’invecchiamento non necessariamente causa una riduzione della qualità di vita: anzi, in alcuni casi si verifica un miglioramento. È il risultato per certi versi sorprendente di uno studio che è stato pubblicato dal Journal of Epidemiology and Community Health.

I ricercatori dell’Imperial College di Londra e del Karolinska Institutet di Stoccolma hanno preso in considerazione gli effetti di fattori sanitari quali le patologie croniche, fattori sociali quali le relazioni personali e fattori economici sulla qualità di vita generale  di 12.234 persone over 50 in Gran Bretagna ottenendo con sorpresa dati superiori alla media nella fascia di età dai 50 agli 84 anni.  I fattori sanitari più negativi per la qualità della vita dell’anziano si sono rivelati le difficoltà motorie, la depressione, e le patologie croniche. Di contro, rapporti sociali  E FAMILIARI più  appaganti, frequenti contatti con i vicini di casa e una situazione economica tranquilla tendono a far migliorare la qualità di vita in modo più netto rispetto ad altri fattori. C’è da chiedersi però  quale fascia di anziani è stata al centro dell’indagine perché dovremmo dire che non per tutti i vecchi  le condizioni di vita sono così soddisfacenti. Riportiamo ad esempio la testimonianza di chi  vive a Roma in un quartiere popolato da vecchi in cui gli unici giovani sono  i  nipoti dei vecchi medesimi.

«Un quartiere - prosegue il testimone - affollato di signorette e signorotti cinquantenni che corrono trafelati, borsone al collo, verso la palestra o la piscina dove  membruti monitori vendono cara a tempi di aerobica l’illusione di poter fermare la vecchiaia. Una vecchiaia di cui in questo tempo si fa strame visto che per esempio in Tv molti   conduttori che pur di primo pelo non sono, berciano, ironizzano e lucrano sugli «anziani».

«Si muore più tardi, mediamente è vero, ma invecchiare è adesso, specie a Roma, è più duro-sostiene il nostro testimone- perché è venuto meno il sublime balsamo del rispetto, quello che gli antichi chiamavano reverentia. Ed è perciò che tanti signori d’età  si sentono relegati nel lumber-room della vita, insomma, in soffitta». Vogliamo dire che  questo nostro testimone è un pessimista o che la situazione dei senior  sarà differente altrove visto che Gopal Netuveli, leader del team dei ricercatori, ha spiegato: «Sebbene la maggior parte delle persone guardi all’invecchiamento come ad una prospettiva preoccupante, questo studio conferma che in moltissimi casi la qualità della vita ha un improvviso balzo in avanti proprio in età avanzata».

David Blane dell’Imperial College London aggiunge: «L’innalzamento progressivo dell’età media della popolazione mondiale ha creato la preoccupazione della prospettiva di un ‘lungo inverno malato’ per la maggior parte dell’umanità e di serie difficoltà economiche per le nazioni occidentali, nelle quali le persone alle quali offrire un supporto economico sono destinate ben presto a superare le persone che lavorano attivamente. Ciò che invece questo studio indica è che molti dei problemi associati all’invecchiamento possono essere confinati negli ultimissimi anni di vita, permettendo in precedenza agli anziani di portare avanti un’esistenza tranquilla e appagante». Consoliamoci.