3 ottobre 2025
Aggiornato 05:30
Pillola abortiva RU486

Franceschini: «Perché dire no a un sistema meno invasivo?»

«Distinguere dibatitto scientifico da confronto politico»

ROMA - Non c'è motivo per vietare la pillola abortiva, se i medici stabiliranno che non è pericolosa per la salute. Dario Franceschini parla a Faccia a faccia su RadioTre a proposito della Ru486 e invita innanzitutto a «distinguere il dibattito politico dal dibattito scientifico.

«La riflessione dei medici, spiega, serve a stabilire se la pillola può essere pericolosa per la salute o no. Ma se la pillola fosse dichiarata sicura dai medici, non c'è motivo per vietarla: «Siccome siamo in un Paese in cui l'aborto è consentito per legge, se c'è la possibilità per cui si usi un sistema che sia meno invasivo per la donna, non vedo perché dire di no!».

Critico Francesco Cossiga. Con il via libera alla pillola abortiva Ru486 da parte dell'Agenzia del farmaco «tanto vale dire semplicemente che l'aborto è libero» afferma il senatore a vita su Il Foglio che rivolge un'interpellanza al governo ed al ministro del Welfare. «Chiedo - spiega Cossiga - che si faccia riferimento alla legge 194 e si spieghino i limiti dell'aborto farmacologico, più pericoloso di quello chirurgico. Così l'aborto diventerà un metodo contraccettivo come gli altri. Io mi muovo sul piano morale del male minore, e il male minore è l'aborto chirurgico. Anche per la presa di coscienza cui obbliga: c'è un colloquio da fare, poi un'operazione chirurgica. Qui si tratta di mandar giù una pillola e via».

Meloni: messaggio culturale negativo. Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, spiega in un'intervista al Corriere della Sera che bisogna «fare tutto il possibile per prevenire ogni aborto» ma se non si riesce a convincere una donna a evitare l'aborto «si può accettare uno strumento che rende l'intervento meno invasivo, meno doloroso, meno lacerante». E oggi aggiunge: «Ammesso che siano fugati i dubbi sulla pericolosità di questa pillola, e spero sia davvero così, altrimenti l'Aifa avrebbe delle responsabilità enormi sulle potenziali conseguenze per le donne italiane, resta la totale negatività del messaggio culturale ricompreso nella diffusione della Ru 486».