24 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Centrodestra

Giorgia Meloni: «Il problema del centrodestra si chiama Mario Draghi»

Il Presidente di Fratelli d'Italia: «Io faccio politica contro il Pd e i 5 Stelle. Non ho intenzione di fare politica contro i miei alleati». Rampelli: «Copasir? Casellati-Fico azzerino presidenza»

La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni
La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni Foto: ANSA

«Se avessi voluto provocare gli alleati avrei diretto la mia azione contro i ministri del centrodestra. Non mi pare lo abbia fatto. Non si può ritenere che se ci sono partiti del centrodestra che si alleano con la sinistra anche io sono alleata con la sinistra per la proprietà transitiva. Mi pare più che legittimo che io faccia le mie battaglie contro gente che combattevo ieri e combatto oggi. Il problema per il centrodestra di governo non si chiama Giorgia Meloni ma Mario Draghi e una sinistra che vuole stravincere». Così la leader di Fratelli d'Italia sulla Stampa all'indomani della mozione di sfiducia al ministro Roberto Speranza.

«Io faccio politica contro il Pd e i 5 Stelle. Non ho intenzione di fare politica contro i miei alleati. Voglio andare al governo con loro. Punto. Il lavoro che facciamo noi può essere utile al centrodestra che sta al governo per porre certi temi con maggiore forza», ha aggiunto parlando del coprifuoco e della commissione di inchiesta su Speranza. «La cosa curiosa è che si vota per tenere un ministro che si ritiene debba essere processato, perché la commissione questo è, e quindi francamente non capisco. Però non giudico le scelte degli altri».

«Avrei voluto che gli altri partiti del centrodestra sostenessero il nostro ordine del giorno anche perché da un rapido calcolo aveva qualche possibilità di passare. La revisione del coprifuoco a maggio la si deve al fatto che noi abbiamo portato questo tema in aula. Quindi anche dall'opposizione FdI può ottenere molti risultati e ottenerli per il centrodestra nel suo complesso. Non capisco molte polemiche da parte della stampa e francamente anche da parte degli alleati che mi sembrano ingenerosi perché si dice che noi provochiamo».

Rampelli: «Copasir? Casellati-Fico azzerino presidenza»

«La prima lettera dei presidenti Casellati e Fico era interlocutoria e di sensibilizzazione. Ma non avendo sortito effetto, e apprezzate le circostanze, credo sia opportuno passare alla seconda fase. Ci sono tutti gli elementi per tornare sul luogo del 'Copasir' e far rispettare quanto previsto dall'articolo 30 della legge istitutiva. Lancio un appello alla presidente del Senato Casellati e al presidente della Camera Fico affinché intervengano nuovamente ma questa volta per azzerare il Copasir e determinare le dimissioni del presidente. Rispetto a tre settimane fa, quando i presidenti scrissero la lettera, ci sono state novità: si sono dimessi il deputato Elio Vito e il vicepresidente Urso. Pertanto il Copasir è impossibilitato a operare». È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli intervenendo sul Copasir durante la conferenza stampa ,'La democrazia del diritto, ecco i precedenti tenuti nascosti' insieme al deputato Elio Vito e oltre 50 costituzionalisti e politologi presso la sala Nassiriya del Senato della Repubblica.

«Ci sono aspetti - ha aggiunto Rampelli - che non sono stati poco sottolineati in queste settimane di dibattito e che sono un patrimonio della democrazia. La legge del 2007 è stata per alcuni versi rivoluzionaria. Fermo restando l'assoluta eccellenza dei nostri servizi di intelligence, che sono i migliori al mondo, i più preparati e sobri e che hanno protetto l'Italia in momenti di rischio di vero e proprio pericolo, bisogna tuttavia sottolineare che nel secolo scorso abbiamo avuto ambiguità, deviazioni, veri e propri tradimenti da parte di apparati deviati dello Stato. Questo fu possibile proprio perché il Governo aveva in mano il potere assoluto senza alcun contrappeso e vigilanza da parte del Parlamento. Per questo la istituzione del Copasir nel 2007 fu in qualche modo rivoluzionaria. La questione quindi non è solo di natura legislativa, ma di vera e propria trasparenza per evitare l'uso politico dei servizi».

«Ci sono alcune proposte - ha precisato il vicepresidente della Camera - che mi sento di formulare per uscire dall'impasse: l'appello ai presidenti di Camera e Senato affinché questa volta esercitino i loro poteri, che possono esercitare come dimostrano i precedenti Pertini, Iotti - Fanfani, Fini-Schifani; un ricorso alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione interorganico, un ricorso di cui abbiamo memoria essendo stato fatto dal deputato Ceccanti in quel caso per le modalità di approvazione della legge di bilancio del 2018 con apposizione di fiducia, in violazione dell'art. 72 della Costituzione».

«Infine - ha concluso - il varo per uno statuto dell'opposizione in caso di maggioranze particolarmente ampie che riducono drasticamente gli spazi dell'opposizione».